Qualche bizzarro motivo per leggere “Il pellicano” di August Strindberg

“Ho scritto questo dramma contro la mia volontà: lavorandoci, sono stato più volte al punto di gettarlo via e l’ho messo da parte, ma è ritornato, m’ha perseguitato. Ho ugualmente sofferto nel vederlo recitare, soffro tutte le sere, e però non arrivo a pentirmi di averlo scritto, non vorrei non averlo fatto.”

Con queste parole, indirizzate al fratello Axel, lo svedese August Strindberg (1849-1912), uno degli storici nomi del panorama del dramma borghese, commenta la gestazione e la prima rappresentazione de Il pellicano (1907).

Il “paradiso terrestre” di Stanislavkij

“Là si dice che noi attori siamo persone fortunate; perché nell’intero mondo smisurato il destino ci ha concesso alcune centinaia di metri cubi: il nostro teatro, in cui possiamo crearci la nostra vita artistica, speciale, magnifica, che trascorre per la maggior parte in un’atmosfera creativa, nei sogni e nella loro realizzazione scenica, nel lavoro artistico collettivo, in comunione costante con il genio di Shakespeare, Puskin, Gogol’, Molière e altri. Non basta questo a farne un meraviglioso angolo di mondo?” (“Etica”, I)

“Guerra e Poesia”: resoconto di un’avventura

Ho pensato a lungo a come aprire questa rubrica teatrale alla quale sono stata, con mio sommo piacere e innegabile entusiasmo, recentemente assegnata. Ho riflettuto bene su quali parole usare per presentarmi al mio nuovo pubblico e, soprattutto, a cosa raccontare.

Decido, dunque, di inaugurare il mio piccolo spazio di riflessione sotto il segno di un progetto che ho molto a cuore e che, come tutto ciò che è inatteso, ha saputo donarmi la piacevolezza e la curiosità dell’imprevedibile.