Vita d'artista


Tecnologie dell'intangibile

“Le mie doti mi hanno guidato nel mondo del sogno; mi sono lasciato torturare da fantasie e stupori che si agitavano sotto la mia matita, e li ho ordinati secondo le leggi dell’arte al solo scopo di suscitare nello spettatore, in tutta la sua grandezza e la sua forza di suggestione, attraverso un moto spontaneo, quel sentimento dell’incerto che vive ai margini del pensiero”. 

Odilon Redon

Ho scelto di usare questa citazione di Odilon Redon, un maestro elegante e raffinato e caposaldo del Simbolismo in pittura per ricordare il lavoro di un altro maestro questa volta della video arte, Bill Viola, scomparso pochi giorni fa. I suoi video, o meglio le sue video installazioni mi hanno sempre colpito perché depositarie, anche se in forma di pixel, di tanta arte classica, in particolar modo rinascimentale, e di un confronto con la storia dell’arte costante e fecondo anche se suscitando “ quel sentimento dell’incerto al margine del pensiero”.

In tanti miei viaggi da Berlino a New York a San Francisco, per non parlare di Venezia, ma anche Milano recentissimamente, ho incontrato il suo lavoro, per me ogni volta fonte di ispirazione e di riflessione tanto è ricco ed enigmatico, misterioso e complesso. Non c’è spazio per il cinismo nella sua dimensione artistica, tutto è preciso e curato, e soprattutto amato: grandi i temi trattati, l’uomo e la natura, la vita e la morte che si rincorrono incessantemente, senza nettezza di confini.

Ricordo le sue prime video installazioni, lentissime nel movimento, il tempo era dilatato all’inverosimile: tutto però era morbido e suadente e la tecnica magistrale. La sua narrazione visiva era potente e ancestrale. Viola ha compreso perfettamente che il video – proprio per la sua natura di dispositivo smaterializzato – può ben rappresentare oggi il sacro e il trascendente. Gli elementi naturali (il fuoco, ma soprattutto l’acqua) costituiscono un cardine nella sua estetica, le due forze naturali infatti non sono solo distruttive, ma simboleggiano la purificazione, la catarsi e, quindi, la rinascita. E poi c’è questo nuovo strumento, l’installazione, la proiezione video su schermi tessili e sospesi come fossero delle pale d’altare, sua cifra primaria, che per sua natura e più radicalmente, è effimera. Non basta infatti vedere le foto o il video in sé, ma bisogna vivere, immergersi in quell’esperienza, altrimenti irriproducibile.

“La mia arte non è realmente cinema, non è pittura. Non è realismo, sebbene si avverta spesso come qualcosa di realista, e non è una creazione, poiché tutte le immagini derivano dalla vita reale. Penso si tratti piuttosto di un’espansione dei livelli di realtà.” Buona ascensione, maestro.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Silvia Andrea Russo (Cremona): passione per l'antichità, la letteratura, la recitazione, la musica, il canto e la scrittura