Notizie dagli USA


Tutti su Biden

George Clooney alla fine l’ha fatta pagare al Presidente: con un articolo nucleare sul NYT ci ha spiegato di essere triste e sconsolato, perché Joe sragiona e non possiamo riaverlo alla Casa Bianca altri quattro anni. S’è anche unito al coro dei giornali mainstream Dem, quelli che fino a ieri tacciavano di putinismo, fascismo ed antisemitismo chiunque mettesse in dubbio le capacità intellettuali del vecchietto più importante d’America, quello con le manine col Parkinson sui bottoni nucleari. E che oggi si son svegliati come cervi a primavera, e fan finta di attaccare l’addetta stampa del Presidente: oddio, ci hai mentito tutti questi mesi!

Tutti su Biden: dai giornalisti, a membri del congresso di entrambe i partiti, a Obama e Pelosi, agli alleati della Nato e d’Europa, fino a ieri fedeli cani da caccia ed oggi faine preoccupate dell’arrivo di Trump. Lui in effetti è l’unico che non apre bocca: aspetta che finisca l’attacco generale per poi dirci che ce l’aveva detto quattro anni fa, e noi non gli abbiamo creduto.

Colpo di scena: ieri sera Trump sfugge per un pelo all’assassino, che gli buca l’orecchio, uccide uno e ferisce gravemente altri due dei presenti al comizio dell’ex-presidente in Pennsylvania. Le reazioni scontate della Casa Bianca si son fatte attendere, probabilmente Biden era già a dormire, o forse non sapeva cosa dire. Dopo arrivano tweet e dichiarazioni classiche: tutti pregano per una pronta guarigione e condannano la violenza politica. Nessuno commenta sul fatto che un ventenne sia arrivato con un fucile da guerra a distanza ravvicinata, e solo fato e divinità abbiano salvato la pelle al candidato repubblicano.

Cos’abbia spinto il ragazzo a questa missione suicida forse non lo sapremo mai, mentre non ci sono dubbi sul peso delle dichiarazioni di Presidente e Vicepresidente dopo la sentenza della Corte Suprema sugli incidenti del 6 gennaio: gli americani devono “zittire” Trump, devono togliere il microfono a quello che viene dipinto come l’erede diretto di Hitler, il male fatto candidato presidenziale.

Il Donald ha avuto la presenza di spirito di rialzarsi, affacciarsi tra le guardie del corpo, alzare il pugno, e con linguaggio molto franco invitare tutti a combattere. In dodici ore il suo indice di gradimento è salito dal 49% al 69%, la sua foto battagliera, insanguinato e sotto la bandiera americana, è già stampata su centinaia di migliaia di magliette e cappellini. The show must go on.

Avevo già pronosticato la sua esclusione grazie a tribunali ed attentati: per ora ha scampato i primi due tentativi di eliminazione ed entra ai quarti di finale da favorito, ma la strada verso la Casa Bianca è veramente in salita. La sentenza della Corte Suprema e l’attentato di ieri sera riscaldano maggiormente gli animi, e non avete idea del numero di pirla armati di fucili e mitragliatrici che abbiamo in America: chissà quanti vorranno imitare l’attentatore di ieri sera, e quant’altri si ergeranno ad improbabili difensori sparacchiando a destra e sinistra.

Il convegno repubblicano che si tiene tra qualche giorno sarà un tripudio di patriottismo a stelle e strisce, ma anche un luogo a rischio di violenze. Biden ora deve vedere alle ripetute richieste di Trump e Kennedy Jr, e rafforzare quella che finora è stata una protezione minima da parte dei Servizi Segreti e dell’FBI. Non può neanche più permettersi di chiamarlo putinista, fascista o erede di Hitler, meglio che lasci l’incarico ad uno più giovane e con pochi scheletri nell’armadio.

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Zafferano

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