Vita d'artista


Giudizio finale

Di recente mi è capitato sotto gli occhi la pala d’altare di Jan Van Eick custodita al MET , Metropolitan Museum of Art di New York , più o meno del 1430. Van Eick pittore fiammingo famosissimo per la resa preziosa ed analitica della realtà, in questo dittico articolato in due pannelli, peraltro di misure assai modeste (56,5 per 19,7 cm cadauno) ritrova l’amore giovanile per la miniatura.

Il dittico è composto dalla “Crocifissione” e dal “Giudizio finale”, che è quello di cui mi interessa parlare, e che si struttura su tre livelli: il cielo, la terra e il mondo sotterraneo. La parte alta, è, per così dire, piuttosto canonica, mentre scendendo verso il basso la fantasia dell’artista si accende. Di certo Hieronymus Bosch, l’autore del “Trittico del Giardino delle delizie” ha guardato il predecessore, perché vi è una continuità di pensiero.

Nella Resurrezione dei morti , nella parte centrale infatti, la visione si movimenta, sullo sfondo appaiono le rovine della città distrutta dal terremoto e dalle fiamme, i morti si risvegliano, uscendo dalle loro sepolture e guardano in alto, in attesa di conoscere il proprio destino. A destra il mare restituisce i corpi degli annegati e delle vittime dei naufragi. Uno spettacolare arcangelo Michele brandendo la spada caccia i dannati verso l’Inferno, e si appoggia su un enorme scheletro dotato di ali, sulle quali compare la scritta “umbra mortis”, che taglia la composizione in modo netto coprendo con un velo oscuro il regno della dannazione eterna. Nell’Inferno l’immaginazione del pittore si scatena: i dannati precipitano a testa in giù ingoiati da mostri di ogni tipo, in un caos di corpi e di dolore. Vengono arrostiti sulla graticola, divorati da animali mostruosi, morsi, squartati, penetrati da serpenti, infilzati, punti, picconati.

L’inferno è il caos assoluto, è il dolore, la paura, le bestie feroci, i ragni giganteschi, i pipistrelli, gli pterodattili … è incredibile la meraviglia che Jan Van Eick (ma in generale tutti i grandi artisti del passato perché è un terreno di gioco visionario e fantastico) ha saputo creare immaginando l’inferno, la potenza di quelle composizioni così vive ancora oggi, che esprimono un terrore originario che è parte del nostro inconscio e che ancora ci determina. E che nel suo opposto è la brama di potere e di sopraffazione che pur con tutta la cultura, il progresso e gli apparati tecnici e scientifici a nostra disposizione non si è mai placata. E che siamo costretti ancora oggi a vedere, in forma di tortura, violenza e morte.


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