IL Digitale


Dramma ad OpenAI

Sam Altman è stato improvvisamente defenestrato dal comando di OpenAI, che ha arricchito in modo spropositato grazie a ChatGPT e Dall-E, e con lui sono usciti altri stretti collaboratori: cosa succede? Solo l’altro giorno intortava la platea di 400 CEO a cena col Presidente Xi, il giorno dopo estromesso in modo drammatico, e molto simile a quanto successe a buonanima di Steve Jobs anni fa. Ed infine, con giravolta fantozziana, il board lo rivuole CEO dell’azienda: cosa succede?

Nei prossimi giorni usciranno versioni ufficiali, ufficiose e veline da strapazzo per spiegare questo stravolgimento al vertice dell’azienda al comando dei Large Language Model, per ora conosciamo un punto di forte discussione tra Altman ed il board. Dobbiamo testare in tutto e per tutto la pericolosità dei nuovi LLM, o possiamo metterli sul mercato quando abbiamo una ragionevole stima della loro sicurezza? OpenAI è una fucina di nuove aziende specializzate su diversi LLM, o deve lavorare solo per Microsoft?

OpenAI nasce open source e no-profit nel 2015, con annesso Elon Musk che investe, ma Altman quattro anni dopo vende l’anima al diavolo per un piatto di lenticchie da $1 miliardo: il software si chiude, Musk vende, e parecchi sviluppatori arrabbiati lasciano per fare quella Anthropic su cui ha investito di recente Amazon. Fino ad oggi il CEO più famoso dopo Musk sembrava sulla strada di Damasco: se non riaprire tutto il software, quantomeno allargare di molto il numero di aziende ed enti che possono sviluppare ed anche vagliare la sicurezza di uno strumento come questo, prima che venga messo sul mercato.

Logico aspettarsi che gli azionisti, e specialmente il board che persegue i loro interessi, preferiscano al contrario uscire sul mercato prima della concorrenza, per mantenere la posizione di dominio ed i margini ricchissimi di cui godono oggi. Altman invece, almeno in pubblico, s’è sempre mostrato prudente, se non apertamente catastrofista, sui possibili rischi dell’intelligenza artificiale. Specialmente nella sua apparizione al Congresso (qui), sembrava stesse dalla parte dei politici, a chiedere l’istituzione di organi di controllo e freno dello sviluppo tecnologico, allargando il più possibile il numero di sviluppatori ed aziende coinvolte.

Chi vi scrive pensa male, perché spesso un’azienda che arriva in posizione di dominio cerca di limitare la crescita ed il numero dei concorrenti. Come vediamo in altri settori, dalla difesa, al farma, bancario, automotive ed energia, spartirsi il mercato tra cinque multinazionali è molto più facile che dover sudare ogni giorno nella gara con altri 400. Può darsi quindi il caso che le dichiarazioni di Altman mirassero a restringere la cerchia del mercato AI alle poche aziende al comando: Microsoft (OpenAI), Meta (Llama2), Google (Bard), Apple (Ajax) ed Amazon (Alexa).

Ancora una volta credo che l’importanza dell’open source sia tutta qui: meglio fidarsi di 400, o 4000 concorrenti che ogni giorno cercano di migliorarsi per stare a galla, o di cinque aziende che da sole fanno l’economia di grandi paesi? Ricordate che ogni domanda che fate a ChatGPT costa tra $0.22 e $0.30 di elettricità, che OpenAI spende per rispondervi in un paio di secondi, ma a voi non sembra di pagarli, perché il prodotto siete voi.


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