Vita d'artista


War is over

In questi tragici tempi, che purtroppo mi vedono coinvolta personalmente dato che parte della mia famiglia vive nel teatro di guerra, la mia mente è tornata a immagini tra le più disparate, opere sulla guerra che mi appaiono a sprazzi.

La prima e certamente la più celebrata è “Guernica” ( 1937) di Pablo Picasso, esposta al Museo Reina Sofia di Madrid. L’opera fu concepita dopo il bombardamento della città basca di Guernica, che uccise migliaia di civili ed è assurta a simbolo degli orrori della guerra. Rimasi molto impressionata quando l’andai a visitare, perché era davvero imponente nelle misure e alcuni particolari, come il cavallo che con gli occhi stravolti nitrisce trafitto da una lancia, ma anche tutte le figure che colte di sorpresa guardano all’unisono nella stessa direzione, ha un impatto di grande potenza. Non si vede nessuna bomba che cade, ma la si percepisce vividamente.

Poi c'è la foto che, scattata nel 1936 da Robert Capa, sempre durante la Guerra Civile Spagnola, è definita la fotografia di guerra più famosa di ogni tempo, “Il miliziano colpito a morte” e che sembra essere la versione moderna del celebre quadro di Goya “La fucilazione del 3 maggio 1808” (1816), opera sulla resistenza delle truppe madrilene all’invasione francese.

Il miliziano è un’immagine quasi spettrale. Nella seconda opera, invece, un uomo al centro della scena leva le braccia al cielo in attesa del corpo mortale : sembra agonizzare addirittura prima di esser raggiunto dalla pallottola e il suo volto stravolto, rivela un sentimento sospeso tra coraggio e incredulità. A differenza del penetrante studio compositivo di Goya, Robert Capa quella foto non l’aveva certo decisa, avendo fotografato quasi senza vedere, dalla trincea, con la macchina sollevata sopra la testa. I rullini furono spediti senza essere stati neppure sviluppati, e fu solo quando tornò in territorio di pace che scoprì di essere diventato famoso, per una fotografia fatta alla cieca. O almeno così è passato alla storia. 

Mi viene una certa tenerezza invece a pensare alla performance pacifista di John Lennon e Yoko Ono, il “Bed-in” del 1969 contro la guerra in Vietnam: passarono infatti la loro luna di miele a letto a disposizione della stampa, parlando di amore e pace universali. Per otto mesi inviarono scatolette con dentro delle ghiande a tutti i leader mondiali ma non ottennero mai la possibilità di incontrare nessun capo di Stato. Registrarono la famosa canzone “Give peace a chance”, colpendo molto l’opinione pubblica con la loro forma di protesta artistica. Nel dicembre del 1969 diffusero migliaia di cartelloni pubblicitari con la scritta “War is over! If you want it” che vennero sparsi ovunque nel mondo. Ma quel messaggio, come anche oggi, venne ignorato.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro