L’amico banchiere svizzero XY, in partenza per un viaggio in Oriente, questa volta vuole farmi una sua analisi specifica sull’Europa, e non la solita panoramica sul globo terraqueo.
Ricordo che XY ai tempi in cui lo conobbi (Anni Novanta) era uno dei pochi delle élite svizzere contrario all’adesione della Svizzera all’Europa, quando l’Europa godeva di buona salute e la Svizzera era in crisi economica: aveva un’alta disoccupazione e fatturati in calo. Favorevoli all’ingresso nello spazio economico europeo erano tutti i partiti (ad eccezione dell’UDC, il partito di destra, dei contadini, con il tribuno della Plebe Christoph Blocher, che sarebbe poi diventato il primo partito svizzero) e tutti i media, tutto l’establishment finanziario, bancario, industriale, per cui tutti prevedevano una facile vittoria.
Invece i “plebei” svizzeri andarono in massa a votare, la partecipazione sfiorò l’80%, e i NO vinsero, seppure per appena 23.000 voti, con i Cantoni francofoni al 70% per il SI. Grazie alla sua Plebe (fin dalla caduta del Muro, aveva capito che i popoli occidentali sono nettamente più “strateghi” delle loro miserabili élite), oggi la Svizzera è il paese più ricco del mondo. Con meno di 10 milioni di abitanti, è al ventesimo posto al mondo in termini di PIL. “Se la Svizzera fosse entrata in Europa, ora sarebbe un Belgio qualsiasi”, ripete spesso XY.
XY ha dato alcuni numeri, sui quali dovremmo, dice, giudicare i “competenti” che ci governano. Nel 2008, quindi appena 15 anni fa, l’Europa aveva un PIL di 16,2 mila mld $ contro i 14,7 degli Stati Uniti, mentre i dati della Cina non erano significativi. Oggi gli Stati Uniti hanno un PIL di 25 mila mld, la Cina di 23 mila mld (il sorpasso arriverà prima del 2030) e l’Europa (senza UK) di appena 16,7 mila mld. Allora il Franco era scambiato con l’Euro a 1,60, oggi a 0,946.
Nei prossimi anni la posizione dell’Europa si farà ancora più critica, perché è assente nelle nuove tecnologie, l’industria dell’auto (eravamo i numeri uno) ormai è Cina-dipendente (rimarrà il segmento lusso?), le altre industrie rimaste sono fortemente energivore ma, con le sanzioni conseguenti alla guerra, hanno perso il loro asset principale: i bassi prezzi e l’alta qualità del gas russo (oggi si riforniscono con l’imbarazzante gas americano che costa tre o quattro volte di più o con quello liquefatto, in parte qatariota e russo).
La conferma del declino irreversibile dell’Europa è dimostrato dal fatto che ormai è dominante solo nell’industria del lusso e nelle attività legate allo stile di vita. Come nel Terzo secolo dopo Cristo, quando Roma declinava nel potere militare e nella ricchezza statale, ma la vita nelle ZTL delle classi dominanti era raffinatissima ed elegante, seppur moralmente corrotta. Esattamente come oggi. Questo è lo scenario ZTL dell’Europa del futuro, nel quale siamo entrati, con sciagurata baldanza.
Interessanti altri numeri su Stati Uniti e Cina.
Per aggirare i dazi imposti da Donald Trump, e confermati con entusiasmo da Joe Biden, l’export cinese negli Stati Uniti è sceso del 15% dal 2017 al 2022, ma nel frattempo è esploso l’export cinese nei Paesi del Sudest asiatico (Indonesia, Malesia, Vietnam, Tailandia, etc.). E’ solo una tappa, poi il prodotto cinese cambia formalmente casacca e arriva in Europa e negli Stati Uniti sotto altro nome.
I maghi della finanza dei G7 non hanno ancora capito che questi paesi intermedi, con tali ridicoli giochini, diventeranno sempre più dipendenti dal Dragone cinese e l’Occidente perderà sempre più l’influenza politico economica, creata nei secoli. Lo stesso giochino si presenta per i Paesi del cosiddetto “Sud Globale”, leggasi Africa.
Le conclusioni di XY, quando la bottiglia di merlot è finita, e pure lo sgroppino, è sempre la stessa: “Le sanzioni e il price cap sul petrolio suggeriti dalle nostre élite più rarefatte sono state un flop, prima di tutto di tipo tecnico-culturale. Siamo governati da individui super masterizzati, eppure banalmente inetti, convinti però di essere onniscienti. Qua in Svizzera i super CEO di matrice anglosassone, a suon di bonus e stock option, si sono divorati una banca gioiello come il Credit Suisse. Più tardi ce ne libereremo, peggio sarà per noi.”