Vita d'artista


Il mistero Botero

Il 15 settembre scorso è scomparso Fernando Botero, pittore colombiano, molto noto per le sue scene di genere popolate da un’umanità extra-large. Sono rimasta sorpresa nel vedere la rilevanza data dai media alla sua morte, perché in genere questi ultimi non si occupano molto degli artisti o dei critici d’arte, neppure dei più famosi come...

...Germano Celant; forse perché il terreno è sempre un po’ minato, o forse perché queste persone non sono così note come i personaggi della TV o del cinema. Fatto sta che su Botero è stata scritta una gran quantità di articoli, facendolo passare da martire del mondo dell’arte, in quanto artista mai compreso. A dispetto di ciò, la sua carriera è stata indubbiamente fortunata.

Di certo non è stato molto amato dall'art system, ricordo anzi che era piuttosto ignorato e considerato una specie di nullità, ma ha avuto con sé la forza di un pubblico che lo ha molto amato e dunque ha portato avanti la sua cifra artistica in modo autonomo e a lungo. In questo senso lo apprezzo, anche se a mio parere si è limitato solo a galleggiare su un sistema profondamente deteriorato, ma non l’ha combattuto. A parte questo, trovo la sua pittura troppo illustrativa, il rimando rassicurante a scenari da piccolo mondo antico è artificioso, quelle descrizioni sognanti e fiabesche mi appaiono esauste, i volti sono inespressivi, senza pathos né vita, e poi c'è quell’abbondanza fisica plastica ma non vibrante, come invece nei corpi delle donne in Rubens, così carnali. Risulta una pittura piatta, retinica, che si ferma alla superficie. Non so perché sia stato così sostenuto. Forse perché riassumeva un mondo, quello del fascino discreto della borghesia, un po’ in decadenza ma ancora vivo e in aperta lotta contro l’avanzata dell’arte contemporanea, percepita come aggressiva e nichilista. Mi immagino i salotti in cui troneggiano i Botero, case dalla mobilia scura, un po’ démodé, case di famiglie solide, che non amano troppo gli sconquassi della vita.

Hanno detto di lui che è stato influenzato dai muralisti messicani del primo Novecento, da Orozco, Rivera e Siqueiros… sarà, ma a me non sembra: i muralisti volevano parlare al popolo del popolo, erano sensibili ai fermenti politici e alla lotta di classe, usavano la tecnica del murale per fare fruire l’arte anche a chi non se la poteva permettere. I loro soggetti erano umili, dai contadini ai peones, parlavano della loro schiavitù, della loro civiltà passata, come quella azteca. Il loro intento era pedagogico e politico. Niente di più lontano dal mondo senza spigoli di Fernando Botero.

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro