Vita d'artista


Fucking hell

Tempo fa riflettevo su “Sanguine. Luc Tuymans on Baroque” alla Fondazione Prada a Milano (2018), una mostra che ebbi l’occasione di visitare, quando ancora avevamo una vita normale. E’ stata una delle migliori mostre che ho visto negli ultimi anni: curata da Luc Tuymans, grande pittore, partiva da un assunto di Walter Benjamin secondo il quale il Barocco segna l’inizio della... 

... modernità in arte, e ne metteva in scena una sua personale lettura, eludendo i confini temporali e creando eccezionali collegamenti tra maestri del passato e artisti contemporanei. Lo stesso concetto di “barocco” generalmente dispregiativo, sinonimo di sovraccarico e ridondante, viene smentito, sottolineandone invece la forza e la potenza delle opere, nelle quali convivono la violenza e simulazione, realismo ed esagerazione, disgusto e meraviglia.

Rimasi soprattutto colpita dalla sala in cui campeggiava uno straordinario Caravaggio, il “ Fanciullo morso da un ramarro “ (1596) e il grande diorama dal titolo “Fucking hell” (2008) di Jake & Dinos Chapman, bad boys dell’arte inglese degli anni ’90. Il quadro di Caravaggio rappresenta un ragazzo colto nel momento in cui viene morso: l’illuminazione cade casualmente dalle spalle, e ogni oggetto della scena, tra cui si annida il ramarro, “reagisce” in modo differente, il vaso di fiori in primo piano e in generale tutta la variegata scena è chiaramente ispirata alla scuola fiamminga. Colpisce lo spavento del giovane, il cui morso inaspettato è fondamentale dal punto di vista simbolico, perché rappresenta la delusione e i pericoli che la vita riserva: nell’esperienza umana si possono incontrare numerosi ostacoli e spesso questi non sono visibili e possono spuntare all’improvviso, proprio come il ramarro.

Ma l’accostamento al monumentale diorama dei fratelli Chapman rafforza questo sentimento. Nove teche di vetro disposte a svastica popolate da migliaia di soldatini modificati e dipinti a mano, sono uno spunto di riflessione sugli orrori guerra e sulla crudeltà dell’uomo. Sono figurine grottesche e violente, vittime e carnefici, inserite in scenari dominati dalla sofferenza e dalla malvagità, e che creano un corpus di valori plastici vasto e complesso. Lo scenario è apocalittico, pullulante di corpi e situazioni shoccanti che rimandano ai quadri di Pieter Bruegel o di Hieronymus Bosch. Un panorama minuzioso e dettagliato di violenze, morte e distruzione: soldati e ufficiali nazisti vengono trasportati, seviziati, torturati e uccisi da scheletri e altri esseri che indossano a loro volta svastiche e divise del terzo Reich. Ciò che colpisce è che l’uomo, come del resto nei capolavori dipinti da Bosch, è ridotto ormai a corpo e sangue, nulla più. E che per la “massa aizzata” di Elias Canetti in “Massa e Potere” (1960), viene autorizzata all’omicidio, perché è “un omicidio senza pericolo, permesso, raccomandato e spartito con gli altri”.


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro