Tecnosofia


AI, neurotecnologie e diritti fondamentali a rischio

Mai come con l’intelligenza artificiale, e specificamente quella generativa, si era arrivati così vicini a minacciare la libertà cognitiva degli individui, interferendo con i nostri meccanismi di apprendimento, con le intenzioni, le esperienze e le ragioni che sorreggono le loro decisioni. L’alleato digitale, di cui abbiamo insieme delineato le possibili funzioni e architetture software e hardware, deve consentire di potenziare l’essere umano senza però lederne i diritti fondamentali.

Questo è tanto più critico quanto più questo dispositivo sarà integrato con la rilevazione di dati biometrici per valutare, ad esempio, il nostro stato di attenzione, salute, emotività. Il connubio tra intelligenza artificiale e neurotecnologie, inizialmente progettate per fini di cura e di prevenzione, e ora divenute dei mezzi di potenziamento della sfera cognitiva anche delle persone sane, deve essere adeguatamente condizionato. L’alleato digitale, potenziato da sensori biometrici, potrebbe insomma non solo “leggere” la nostra mente (ovvero la sfera più privata e sinora inespugnabile del nostro essere), ma potenzialmente indirizzarla e condizionarla.

Iniziamo oggi un percorso di analisi delle criticità giuridiche di questo straordinario strumento tecnologico, nell’interesse stesso del suo avvento fruttuoso.I diritti umani riconosciuti e protetti dal diritto internazionale possono ancora essere uno scudo contro l’eventuale invasività di questi apparati? Se no, come potremo tutelarci nel prossimo futuro?

Partiamo dallo status quo. Quali sono le norme del diritto internazionale poste a protezione della libertà di pensiero e di coscienza? L’art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 prevede testualmente che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Il Patto internazionale sui diritti civili e politici, adottato dall’Onu nel 1966, dispone, che (art. 17) “Nessuno può essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegittime nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o nella sua corrispondenza”. La Convenzione Europea dei diritti dell’uomo del 1953 tutela all’art. 9 la libertà di pensiero e di coscienza. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2007 riconosce agli artt. 8 e 11, rispettivamente, i dati personali e le libertà di espressione e di informazione (da intendersi anche quale come libertà da ogni condizionamento idoneo ad alterare la genuina formazione del pensiero). L’art. 3 della Carta tutela infine in particolare l’integrità fisica e psichica della persona. Sono infine rilevanti l’art. 16 del Trattamento sul Funzionamento dell’Unione Europea, che tutela il diritto di ogni cittadino europeo alla protezione dei suoi dati, e, il General Data Protection Regulation (GDPR), il Regolamento UE n. 2016/679 per la protezione dei dati personali.

Ad oggi nessuna delle disposizioni richiamate disciplina espressamente una tutela dai rischi che emergono dai dispositivi che integrino neurotecnologie e intelligenza artificiale. Si tratta di un silenzio comprensibile se rapportato all’anno di adozione delle fonti richiamate, ma è forse tempo di aggiornare il quadro. Discuteremo come nella prossima puntata.

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Guido Saracco: già Rettore Politecnico di Torino, professore, divulgatore, ingegnere di laurea, umanista di adozione.