Scandalo soprattutto in Europa, molto meno negli US. Su Twitter una fedele musulmana americana commenta che non capisce che cosa ci sia di male. In fondo, sostiene, pur non condividendo la loro teologia, preferisco vederli pregare piuttosto che il contrario. Non è che la versione moderna della scommessa di Pascal: se c’è un dio, pregare per evitare l’epidemia è una buona idea, soprattutto per dei responsabili politici; se non c’è un dio, non ci abbiamo perso niente, se non un minuto dedicato alla meditazione sul senso del mondo.
L’improvement americano alla scommessa viene dall’agnostico William James, caposaldo del pensiero americano, che difendeva l’importanza della religione: le persone religiose hanno spesso più risorse morali nei momenti duri, se la religione è un’esperienza reale e non un sistema filosofico ideologizzato. James non ha mai spiegato le sue convinzioni private, ma si limitava a dire che non possiamo escludere che dall’altra parte di questo oceano di significati e connessioni tra significati ci sia un’altra riva da cui questi significati giungono. James dice qualcosa in più di Pascal e, non a caso, è legato a filo doppio alla permanenza della religione nella vita pubblica americana. La credenza in Dio non è solo una scommessa conveniente ma anche una possibilità della ragione umana, attestata da infinite esperienze private, soprattutto di mistici, durante la storia. In base a che cosa negare questa possibilità?
Su questo sottile argine alla James è costruito il legame tra religione e vita pubblica americana, scandalo per noi europei. Ma è poi così sbagliato? L’esperienza umana ha una dimensione inevitabilmente religiosa: l’uomo primitivo si distingue proprio perché, insieme all’articolare i suoni e scalfire la pietra (il linguaggio e il gesto artigiano), inizia a seppellire i morti (religione). Da allora l’uomo non ha mai smesso di coltivare delle religioni e quando ha voluto negarlo, come nella Rivoluzione Francese e nel progetto dell’homo sovieticus, ha inventato nuovi culti religiosi, solo più poveri e più violenti di quelli tradizionali. Persino Habermas, grande teorizzatore della socialdemocrazia occidentale, ha riconosciuto qualche anno fa che occorre ritrovare il posto della religione nel dibattito pubblico, altrimenti faremo crescere fuori dallo spazio pubblico fanatismi pieni di odio. Insomma, alla fine questo vicepresidente americano non è poi tanto stupido a pregare prima di lavorare. Forse, visto come per ora stanno andando le cose in Europa e negli US, converrebbe anche a noi.
Cervelli e preghiere
Qualche pensiero apòta sull’immagine del vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence che comincia la riunione della task force sul coronavirus negli US dicendo una preghiera insieme ai suoi collaboratori.