IL Cameo


Il “digital first” dell’editoria non ha bisogno di sacerdoti ma di campanai

Il “digital first” dell’editoria non ha bisogno di sacerdoti ma di campanai

La crisi dell’editoria italiana sta entrando in una nuova fase calda del suo processo di ristrutturazione e di riposizionamento strategico. Osservo questo fenomeno ormai da una decina d’anni, da quando ho fondato una mini casa editrice (Grantorino Libri) che ora pubblica pure un giornale digitale (Zafferano.news).

Per me l’editoria è sempre stata un faro costiero, il cui ruolo strategico però ormai è cessato: il GPS lo ha “spento”. I pochi fari rimasti hanno guardiani-robot, gli altri si sono riciclati in resort per ricchi solitari. Resta, intatto, il fascino che esercitava quel fascio di luce proteso nell’oscurità per guidare i naviganti al porto sicuro. Lo stesso vale per le case editrici, sia di libri che di giornali. In fondo il digitale è stato il GPS dei fari costieri. E la luce si sta spegnendo. Il giornale ha cessato di essere un prodotto, è diventato un processo. Per quel che vale (nulla), io non ci sto.

Per gli editori, stante i vincoli, il giornale da tempo non è più un business, a meno di considerarlo un investimento lobbistico per ottenere forme di privilegi politici per altri business. Ma c’è un punto fermo, i lettori hanno abbandonato i giornali, si sono stufati di leggere articoli che ricordano i vecchi film western, ove i cattivi erano sempre e solo i Sioux o gli Apache e i buoni solo e sempre i “nostri”. A queste “giubbe blu” invecchiate hanno detto basta.

Curiosamente sono stati proprio i giornali a diffondere e ad esaltare il verbo del CEO capitalism e la sua mitica arma letale: la disruptive innovation. Questa è stata concepita per distruggere il passato, sostituendolo con un presente miserabile, ma ad alta redditività. E ora che il disruptive tocca a loro, editori e giornalisti sono come inebetiti. Non hanno capito che il CEO capitalism non ha bisogno, come loro pensavano, di sacerdoti, ma solo di campanai. Ma l’aspetto più inquietante di questo processo, ripeto, è che sono scomparsi gli unici padroni del business: i lettori.

Grantorino Libri, editore in Torino, ha deciso di modificare la sua missione: opererà esclusivamente per aumentare il numero dei lettori, specie giovani, di libri e di giornali, cercando di portarli alla lettura. Per fare ciò ha deciso di modificare anche il suo modello di business. Gli editori (seri) sono imprenditori che non vogliono quattrini pubblici sotto forma di sussidi o limitazione per legge degli sconti (oltretutto non servirebbero a nulla), vogliono un mercato che funzioni. E il mercato funziona se funzionano i licei, le università, i centri culturali. Di qui bisogna partire, e Zafferano news da un anno lo sta facendo.

Funziona invece il mercato della pirateria dei libri (1,3 mld € in valore e perdita di 8.800 posti di lavoro). Nel campo dei giornali poi continua la strategia del “digital first”, del consolidamento delle testate, del paywall, mentre in quello librario, specie italiano, siamo bloccati dalla “concentrazione delle filiere”. Pochi grandi editori controllano tutte le filiere (orizzontali e verticali), arrivando fino alla promozioni/recensioni attraverso propri media, uccidendo così qualsiasi forma di biodiversità, che nell’editoria è l’unica ragion d’essere. Il CEO capitalism in purezza consiste proprio nel creare monopoli, spacciandoli per ircocervi.

Nella sua consapevole marginalità, Grantorino Libri ha deciso un cambio di paradigma: non più operare secondo il classico modello “profitti/perdite” ma con quello del “pareggio”, alla ricerca di nuovi lettori, investendo su una modalità di gestione molto innovativa in termini di strategia-organizzazione-uomini. E’ una strategia di “rottura”, un tentativo di uscire dal pantano attuale, con un progetto, iniziato un anno fa, il Protocollo Zafferano, che ora prosegue, anche con la Libreria Zafferano. Entrambi opereranno in stretta simbiosi: la seconda poi dovrebbe finanziare la prima. Questa la nostra scommessa, confesso, un po’ folle.

L’editore mette a disposizione di Zafferano-news e di Libreria Zafferano, a titolo gratuito: a) gli asset di Grantorino Libri (la piattaforma, il catalogo libri, il know how; b) la sua attività professionale personale e quella degli autori e dei giornalisti che vorranno continuare a far parte di questo gruppo, che dona il suo impegno alla causa. L’attività si estrinsecherà nei due attuali filoni:

1 Zafferano.news, completamente gratuito e orgogliosamente senza pubblicità per certificare la sua assoluta indipendenza, rimarrà quello di oggi, con però un’innovativa parte iniziale dedicata all’attualità, realizzata con pezzi brevi, agili, puntuti. Se necessario potranno esserci edizioni straordinarie. L’abbiamo denominato simil quotidiano apòta per sottolineare una similitudine con un quotidiano classico. Nel nostro caso la quotidianità non è necessaria, trattandosi di commenti meditati. Si avvale di un investimento tecnologico gratuito, perché donato dall’editore, dal lavoro gratuito di chi ci scrive, e dei finanziamenti attraverso oboli derivanti dai libri della Libreria Zafferano.

2 Libreria Zafferano editerà libri solo in digitale. Verranno distribuiti ai soli abbonati a Zafferano.news (l’abbonamento è gratuito), al prezzo di 5 €. Del libro sarà edita un’edizione cartacea, a tiratura limitata, numerata, firmata dall’autore, al prezzo di 50 € (è un obolo per il nostro futuro). Tutto il catalogo Grantorino Libri verrà via via digitalizzato e messo a disposizione del lettori di Zafferano alle stesse condizioni.

Grantorino Libri, grazie a questa modalità di oboli consapevoli ma non di pubblicità o contributi statali, continuerà nella sua attività di editore volto a ricercare nuovi lettori, mantenendosi pure attivo nella beneficenza (nella fattispecie verso Bartolomeo & C., onlus per persone senza fissa dimora).

Zafferano 52 di sabato 21 marzo 2020 sarà il primo numero nella nuova configurazione.

Il primo libro della Libreria Zafferano che seguirà questa innovativa modalità di distribuzione, quindi non presente né nelle grandi librerie di filiera né in Amazon (sì nelle Librerie indipendenti che lo vorranno), sarà Uomini o Consumatori? Il declino del CEO capitalism di Giovanni Maddalena e Riccardo Ruggeri.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Eugenia e Massimo Massarini (Torino): studentessa di medicina e medico
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista