Pensieri e pensatori in libertà


“Vengo dal futuro”. Il caso Andacht e la filosofia in Argentina

Ogni due anni a Buenos Aires si svolgono due giornate dedicate a “Peirce in Argentina”.

In realtà, è l’occasione di incontro degli studiosi di pragmatismo latinoamericani, da sempre coordinati con encomiabile energia dal prof. Jaime Nubiol, catalano imprestato all’Università di Navarra, ora affiancato dall’opera efficace e ironica della prof.ssa Catalina Hynes dell’Università di Tucumán (su Twitter la trovate come @laviudadeElvis - la vedova di Elvis - a dimostrazione dell’ironia). Tra i vari interventi all’Accademia delle scienze argentina, le cene sociali e - fortunatamente - gli spettacoli di tango si conoscono le storie dei colleghi, alcune delle quali rivelative del mondo in cui viviamo.

Fernando Andacht è originario dell’Uruguay, è un bravissimo studioso di semiotica e alla conferenza argentina ha fatto un bell’intervento sulla filosofia del racconto di Henry James “The real thing”. Andacht vive a Montevideo dove insegna all’università statale. Dopo aver studiato e vissuto molti anni in Brasile e Germania, si era stabilito come professore all’Università di Ottawa (Canada), dove era diventato full professor, con tanto di stipendio altissimo e ufficio di dimensioni enormi con vista panoramica. Ha resistito qualche anno e poi è tornato a Montevideo. Come spiega lui stesso, era diventato impossibile vivere e insegnare. A lezione, nell’ottima università nordamericana, si trovava di fronte solo un enorme numero di schermi. Dietro a essi, gli studenti giacevano in silenzio, interrotto solo raramente da domande formali sulle pagine da studiare. Quando il professore sudamericano cercava di aprire un dialogo rivolgendosi direttamente a qualcuno, questi si spaventava e lo guardava in cagnesco, facendo presagire e temere una denuncia per violazione di privacy alla prossima occorrenza dello spiacevole caso. Senza poter parlare con gli studenti, bloccato dal politicamente corretto che nelle università bene statunitensi e, secondo Andacht, ancora di più in quelle canadesi, impedisce ogni relazione significativa e ogni opinione forte o controversa su qualsiasi tema persino a lezione, il celebre semiologo è tornato nel suo Paese “per poter continuare a vivere”. A Montevideo il salario è basso e quando il neo-professore ha chiesto dove fosse il suo ufficio, gli hanno risposto “quale ufficio?”. Eppure Andacht è più contento così e gli studenti gli sembrano più vivi, smentendo ancora una volta i ranking universitari, incapaci di cogliere i fattori vita, curiosità, originalità ed energia tra i loro indicatori. Quando incomincia le sue frequentatissime lezioni a Montevideo, dove sono ancora ammessi gli argomenti controversi e i rapporti personali - persino tra maestro e allievo - dice: “Ragazzi, vengo dal futuro”.

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In questo numero hanno scritto:

Silvana Ambrosiani (Milano): manager
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione
Patrizio Suntas (Porto di Golfo Aranci, Olbia): pescatore e cuoco