Per l’esibizione all’hotel Waldorf-Astoria del 15 dicembre 1933, il duo Seidel-Einstein sceglie di eseguire musica del tedesco Bach per raccogliere fondi a favore degli scienziati ebrei perseguitati dal nazismo in Germania.
I presenti ascoltano il “Concerto per due violini in re minore” capolavoro dall’incipit notissimo. Il secondo tempo (qui) è un lago di suoni, una luce musicale per cui vale il consiglio di Einstein che a proposito della musica di Bach diceva: “Listen, play, love, revere and keep your trap shut”.
L’occasione di New York non è l’unica del genere per Einstein e Seidel e con loro in quel periodo c’è un altro protagonista: il violino Stradivari “da Vinci” (1714) acquistato da Seidel nel 1924 e che pochi giorni fa è stato battuto all’asta per 14,6 milioni di euro (New York, casa d’aste Tarisio ).
Il prestigioso strumento, particolare per qualità anche tra gli Stradivari - e che oggi fa di nuovo parlare di sé, della sua avvincente storia - ha un suono che sappiamo caldo e meraviglioso, una rarità per arricchire l’ascolto delle note di Bach.
In una serata a Lipsia del 2022, musica del repertorio bachiano è di nuovo risuonata per una buona causa: al festival Bach appena concluso, un concerto con raccolta fondi è stato intitolato “Concedici la pace” (dal Corale “Verleih uns Frieden”). Il titolo parla da sé e a suonare è stata l’Orchestra giovanile dell’Ucraina, destinataria degli aiuti richiesti.
In programma la Cantata “Ho avuto molto dolore” (“Ich hatte viel Bekümmernis”) che inizia con un dialogo tra oboe e violino carico di sofferenza per il quale di nuovo valgono le parole di Einstein.
Con lo scorrere delle pagine la cupezza cede il passo a una musica che consola e i suoni prendono coraggio. Ascoltare questo Bach ci mostra che luce in fondo al tunnel c’è.