Quattro giorni dopo compaiono febbriciattola e mal di gola, che ho aggredito con l’aspirina, e dopo due giorni passa tutto ed in breve ritorno negativo. Ho tenuto aggiornato il mio medico che, lasciandomi fare su acqua di Sirmione e vitamine, m’ha detto che “non esiste evidenza conclusiva sull’aspirina, non devi prenderla”.
Che frase sibillina, cosa mi vuol dire? Che l’aspirina non funziona, che fa male, che non devo necessariamente prenderla o che devo evitarla? Verifico che lui ed io leggiamo le stesse cose (qui), da cui si intuisce che logicamente l’aspirina serve, ma non esiste ancora la completa conferma statistico-scientifica che vada sempre bene. Come se fosse mai possibile misurare in modo assoluto, e con certezza, l’effetto che l’aspirina fa sul mio metabolismo, sulla mia risposta immunitaria al Covid, e specialmente sul fatto che funzioni allo stesso modo per me ed il resto dei pazienti. Impossibile. Lo chiamo e concorda: prendila pure, non hai controindicazioni e per quello che sappiamo dei suoi meccanismi, aiuta.
Oggi non posso dire se questa ricetta mi ha guarito, o se ho avuto fortuna, o se ricetta e fortuna hanno funzionato a braccetto. Non ho potuto vedere la quantità di Covid che ho preso il 2 giugno, quanti virus son stati eliminati dai lavaggi nasali, quanti sono riusciti a passare le membrane difensive, quanti han fatto a botte con il mio sistema immunitario, e quanti siano ancora in circolo, o per quanto tempo. Non ci riesco io, nemmeno il mio medico, tantomeno un competente virologo da Twitter: la risposta immunitaria a quella specifica quantità di virus presa la sera del 2 giugno, è solo mia ed irripetibile. Magari i miliardi di virus che sono mi sono entrati dentro quel giorno erano stanchi, o forse imbecilli, non sapevano far bene il loro lavoro, chissà. Stupefacente che dopo due anni di crisi mondiale, milioni di morti, miliardi di mascherine sprecate all’aperto, centinaia di milioni di ragazzini rovinati dai lockdown, sprechi inimmaginabili ed arricchimenti paurosi delle aziende farmaceutiche, uno debba ancora discutere col medico se prendere l’aspirina oppure no. Pazzia o totalitarismo? So che intuite la risposta corretta.
In “The Psychology of Totalitarianism” (La psicologia del totalitarismo), Mattias Desmet ripercorre la storia del Covid ed evidenzia come questo assomigli ad una serie di altre crisi spaventose: dal terrorismo, al cambiamento climatico, adesso alla guerra ucraina. Per ognuna di queste crisi, politici e media mainstream puntano ad una soluzione sola: aumentare il grado di controllo sulla popolazione, a discapito dell’integrità fisica e psicologica di noi poveracci esseri umani. È mai possibile accettare l’obbligo di maschera all’aperto? È logico che dopo due anni ci si senta “vietare” un’aspirina?
Il totalitarismo nasce dall’idea balzana del pensare che tutto attorno a noi sia guidato da meccanismi razionali, che basta scoprire col metodo giusto, che esista una sola verità. Esso è l’esatto opposto della scienza, che al contrario è apertura mentale, coltivazione del dubbio e lavoro sull’incertezza. Se pensiamo che il 50% delle ricerche economiche non si riesce a riprodurre, e che la percentuale sale al 60% per le ricerche sul cancro ed 85% per quelle biomediche, ci rendiamo conto che i competenti non sono una fonte affidabile di verità, ma di dubbio.
Seguendo l’insegnamento di Hanna Arendt, il sintomo del totalitarismo è l’individuo che non riconosce più la differenza tra finzione pseudo-scientifica e realtà. Quando il dottore mi dice che non c’è evidenza conclusiva sull’aspirina, la risposta corretta è “ma chi se ne frega, devi dirmi se faccio meglio a prenderla, oppure no”, perché non devo cercare un impossibile risposta universale, ma devo semplicemente soppesare i miei rischi e benefici, ridurre i sintomi, e guarire. Ed il dottore dovrebbe pure ricordare che il 90% dei medicinali ha effetto Placebo, quindi è pure probabile che, anche in assenza di reazioni bio-chimiche efficaci, il solo effetto psicologico riesca a rendere più robusta la risposta del sistema immunitario.
Il totalitarismo serve alle élites, a controllare i popoli arricchendosi il giusto, mettendoci davanti al naso la crisi di turno per portarci a spasso. Che sia il cambiamento climatico, il fratello uiguro, taiwanese o ucraino, il Covid o la varicella delle scimmie, queste narrative catastrofiche vanno sempre rifiutate, ed ancor più dobbiamo rifuggire l’idea antiscientifica di una verità che ci viene calata dall’alto. Serve ragionare del dubbio, e se serve, prendersi un’aspirina.