Musica in parole


Musica in cornice: i suoni di Kandinskij

Il blu è un colore profondo, ora quieto ora drammatico (quando tende al nero) e “suona” come un violoncello. Il giallo ha energia e squilla come una tromba. Il verde ha i toni ampi e caldi di un violino mentre il nero, il non-colore, è la pausa finale di un'esecuzione musicale.
È solo un assaggio questo, della ricca tavolozza musicale di Vasilij Kandinskij (1866-1944).

Il pittore e teorico dell’arte moscovita studiò pianoforte e violoncello a Odessa. L’interesse per la musica incise sul suo futuro artistico e dopo un folgorante incontro con il “Lohengrin” di Wagner disse di aver “visto” nei suoni degli strumenti tutti i suoi colori. Importante fu la “tastiera colorata” del compositore russo Skrjabin che in modo rovesciato rispetto a Vasilij, cercava una corrispondenza tra musica e arte pittorica. Kandinskij conosceva l’arte innovativa di Čiurlionis, compositore e pittore lituano amato anche da Stravinsky.
Impressioni, Improvvisazioni, Composizioni: sono i termini musicali con i quali il Maestro dell’Astrattismo definisce e suddivide i suoi lavori. La pittura si fa astratta per mostrare le emozioni, come fa la musica.

C’è ampia presenza di tutto ciò nella mostra “Kandinskij - L'opera/1900-1940” in corso a Rovigo e divisa in sezioni tra cui una riservata al rapporto dell’artista con il compositore (e pittore) Arnold Schönberg. La “nuova musica” di Schönberg colpì molto il pittore russo che provò le dissonanze musicali sulla tela, sperimentate con l’avvicinare tra loro colori ritenuti incompatibili.
Chiude la mostra una sezione in cui brilla la raccolta Klänge (Suoni) definita dall’autore un “album musicale” (1912): libro d’artista che raccoglie xilografie e poesie in prosa, alla ricerca del suono anche nel linguaggio. Nello scritto intitolato “Bassoon” (fagotto, strumento musicale), spiccano le parole “irradiava di viola” che è il colore accostato da Kandinskij al timbro del fagotto.

Il percorso artistico del Maestro russo ne determinò anche una vita errante. Fuggì dal regime di Mosca nel 1921; i suoi quadri furono rimossi dai musei sovietici. Nel 1934 lasciò la Germania nazista dopo la chiusura della Bauhaus di cui aveva fatto parte. Considerata degenerata la sua arte, i suoi quadri furono rimossi dai musei tedeschi. Riparò a Parigi dove visse inquieto i suoi ultimi anni di nuovo attraversati dalla guerra. Non desistette mai però dal suo “viaggio spirituale nell’arte” sempre guidato dalla sinestesia suoni-colori.
La musica, sempre. Il perché lo disse Kandinskij stesso: “Le arti trovano nella musica il miglior maestro. Salvo poche eccezioni, la musica è da alcuni secoli l'arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali, ma per esprimere l’anima dell'artista e creare la vita dei suoni” (“Lo spirituale nell’arte”, 1910).

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