Mi faccio supplice, come quei vecchi e quei bambini (i fragili, si direbbe oggi) che, all’inizio della tragedia Edipo Re di Sofocle, accucciati sui gradini della reggia di Tebe, stringendo rami di ulivo coronati da bende bianche (la “bandiera bianca” di oggi), si rivolgevano al loro sovrano, Edipo, chiedendo aiuto contro la peste. Duemila anni dopo, il pensatore socialista francese, Charles Péguy trovò una similitudine: l’immensa folla di operai che il 9 gennaio 1905, una domenica, si accucciarono davanti al palazzo di San Pietroburgo, chiedendo allo Zar Nicola II condizioni di lavoro umane. Lo Zar li sterminò.
Poi, nascerà l’Unione Sovietica, si succederanno due guerre mondiali, con centinaia di milioni di morti. Nei primi anni Cinquanta, avevo vent’anni, scoppiò la guerra fra capitalismo e comunismo. In loro nome, Stati Uniti e URSS si preparavano a fare la Terza Guerra mondiale. Due filosofi, Bertrand Russel e Albert Einstein, li bloccarono con l’idea della “deterrenza nucleare”. La mia generazione ebbe salva la vita. Alcuni sono ancora qua, a rivivere, e a rifiutare, dagli stessi, lo stesso film.
Lo confesso, fin da piccolo, sono stato terrorizzato dalla guerra. E c’è un perché: sono ormai tra i pochi che la guerra l’abbiano provata di persona. Nel 1943, avevo nove anni, sopravvissi a un bombardamento che distrusse la nostra casa, adiacente alla Fiat. Noi ci eravamo rifugiati, come ogni notte, in cantina, ne uscimmo incolumi, ma terribilmente scioccati, segnati per la vita. Due mesi dopo fui di nuovo miracolato: in un bombardamento, all’aperto, fui ferito in modo importante a una gamba, per lo choc persi la parola per oltre un anno, poi divenni balbuziente. Soprattutto mi rimase per sempre in testa il rumore dell’aereo alleato e il sibilo della bomba. E’ il mio attuale “acufene di guerra”. Chi parla di guerra, ma non ha subito un bombardamento, con crollo della casa, non può capire.
A vent’anni, giovane operaio Fiat, incontrai l’opera teatrale “Il diavolo e il buon Dio” , capii come funzionava il mondo di fronte alla guerra, e quali fossero le gerarchie di sistema, con la mitica locuzione dell’autore, Jean-Paul Sartre: “Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono”.
Presidenti, leggete questo romanzo (distopico), è dedicato a voi, perché siete voi i “ricchi” che volete darvi reciprocamente scacco matto, sacrificando noi come pedoni. Un consiglio, riflettete sul finale che vi viene proposto dal libro.
Questo Libroincipit, il secondo di una trilogia di romanzi distopici, si legge in 30 minuti. Racconta come si arriva, apparentemente senza accorgersene, allo scoppio della Terza Guerra mondiale, che sarà ovviamente atomica. Stabilisce pure il giorno, il 6 dicembre 2033, e l’ora, le 14,33, e la durata, 3 ore, e pure il numero dei morti, 50 (nel libro muoiono solo i potenti). L’atomica però resta nei silos, i “cattivi” (una cinquantina) vengono assassinati dai “buoni” (una cinquantina) con un pugnale, compreso l’unico personaggio del libro (non c’entra nulla, è un poveraccio, ma ha capito tutto, quindi deve morire), Gordon Comstock.
Nel libro si confrontano tre Presidenti, non hanno nome, sono tutti criminali di guerra (lo sono perché, alternativamente, sono stati o “invasori” o “invasi”, comunque sempre “invasati” dalla guerra). Ma il più intelligente, il cinese, anziché l’atomica, sceglie il coltello, come al tempo dei Borgia. E dominerà il mondo, grazie al “menù globale, cannabis compresa, gratis per tutti”. Una genialata, alimentare e criminale.
Il libro si compra digitando Zafferano.news, il prezzo è 9,99 € (versione digitale, con podcast-audiolibro in regalo) oppure 100 € per il cartaceo (con in omaggio le versioni digitali e podcast-audiolibro), a tiratura limitatissima (50 copie), numerata, e con dedica personalizzata. Agli homeless di Torino i ricavi. Buona lettura.