Allestimento moderno e d’impatto, come tutto ciò che riguarda l’artista ucraino che ha il volto di Vladimir Putin tatuato sul corpo e una dichiarazione sopra le righe sempre pronta. Preceduta da molte polemiche, la prima mondiale di Verona è stata un gran successo: l’indiscusso talento di Polunin, detto il “bad boy” della danza, in perfetta sintonia con la grandezza di Prokofiev definito “enfant terrible” provocatorio e visionario già da studente a San Pietroburgo.
Romeo e Giulietta, balletto scritto nel 1935 al ritorno in patria del compositore e agli inizi del suo difficile periodo sovietico, riceve da subito grandi lodi. Dopo una vita movimentata, il musicista muore a Mosca nel 1953 lo stesso giorno di Stalin, il che pone la sordina alla sua scomparsa perché non interferisca con il lutto del Paese. La sua musica però corre e fa il giro del mondo; soprattutto questo balletto che continua a essere rappresentato dappertutto con gran successo. L’organico prevede l’inusuale impiego di viola d'amore, mandolini e cornetta perché nell’intenzione dell’autore questi strumenti avrebbero aggiunto alla partitura una coloritura tipicamente italiana in linea con l’ambientazione della tragedia di Shakespeare. La Dance with Mandolins del secondo atto sottolinea uno dei pochi momenti gioiosi della storia.
Il tema dei due clan nemici, Montecchi e Capuleti, nella splendida Dance of the Knights, è uno di quei brani di Prokofiev (e ce ne sono diversi) che quasi tutti hanno sentito almeno una volta anche senza conoscerne l’autore, perché lo si ritrova un po’ ovunque: vent’anni fa nello spot di successo per il profumo Egoiste di Chanel, poi nella musica metal e rap, nel rock di Emerson, Lake & Palmer e dei Muse, nel pop di Robbie William, nei concerti di Sting, nei videogiochi, serie tv e film, compresa la colonna sonora per Brad Pitt in War machine, 2017.