Provocatorio progetto in collaborazione con Greenpeace che si inserisce nell’ormai lungo elenco di iniziative pro ambiente di musicisti noti e meno noti.
Anche Beethoven è stato chiamato alla causa e nell’anno del suo 250° compleanno, il “Beethoven Pastoral Project” culminerà, nella giornata dell’ambiente delle Nazioni Unite 2020, con l’esecuzione della sesta sinfonia intitolata dall’autore Pastorale, espressione dell’amore e del rispetto del compositore per la natura «i boschi, gli alberi e le rocce danno all'uomo l'ispirazione di cui ha bisogno» (Ludwig van Beethoven).
«Il progetto, iniziativa di artisti e attivisti, utilizzerà il potere della musica e un iconico genio globale per mobilitare leader e pubblico» (António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite).
Tutte attività solo simboliche, naturalmente. Finora le operazioni di qualche significato sono state le compensazioni, cioè azioni riparatrici dei danni ambientali. Life Cycle Assessment è il metodo per elaborare tale relazione che permette di calcolare tutti i dati relativi al consumo di energia ed emissione di CO2 di un evento (un tour di concerti rock ad esempio) e successivamente definire la quantità di alberi da impiantare e l’area di rimboschimento necessaria a compensare il danno.
Chi la musica la ascolta non creda di essere esente da responsabilità; l’ascolto in streaming (sempre in crescita) è quello più impattante per l’ambiente visto che il supporto materiale non si vede ma c’è, è il data center, e i computer sempre accesi assorbono un’impressionante quantità di energia. Questo dicono “The cost of music”, ricerca dell’Università di Glasgow e Oslo (aprile 2019) e lo studio della Keele University (BBC, febbraio 2019). La modalità di fruizione andrebbe scelta in base alle intenzioni: se si prevede di ascoltare un brano poche volte, è meglio farlo in streaming altrimenti no, troppa energia occorrerebbe, meglio quindi la scelta di cd e vinili, pur inquinanti nei materiali.
Altro grande problema è quello legato ai trasporti; le organizzazioni eco-friendly suggeriscono al pubblico di raggiungere le sedi dei concerti in bici o a piedi, ma il più sta nel via vai continuo di artisti che da un punto all’altro del mondo si spostano in aereo e lo stesso vale per il trasferimento di strumentazione e attrezzature necessarie soprattutto ai grandi eventi. Nel Nord Europa più che altrove alcuni operatori del settore hanno da tempo in agenda la ricerca di soluzioni.
In generale, che fare? Se il mondo della musica si muoverà di più in direzione green, si dovranno affrontare aspetti non trascurabili come: organizzare tournée nell’ottica di ridurre gli spostamenti, considerare in primis l’ingaggio di artisti che possano raggiungere i teatri con mezzi ecologici (forse prima ancora di pensare alle qualità artistiche?), cercare modalità di trasporto strumentazione e attrezzature alternative a quelle inquinanti, puntare su strumenti musicali costruiti per un trasporto agevole (anche a scapito della resa musicale?), insistere nel sensibilizzare il pubblico a comportamenti in favore della causa ambientale.
Senza dimenticare che l’energia necessaria a produrre eventi, techno e rock in testa, dovrebbe essere solo quella rinnovabile, pulita, o, come si diceva, sempre compensata da azioni riparatrici.
Non facile. Sin qui i provvedimenti presi con effettivi risultati sono stati minimi e per ora in generale i problemi si vedono molto più delle soluzioni.