LA Caverna


Il domani: una dimensione indefinita

In un discorso pronunciato nel 2011 alla Pontificia Università Gregoriana di Roma durante la Giornata di riflessione sulla formazione sociale e politica, il cardinale Angelo Bagnasco affermava che “Il bene dell'uomo coincide con la sua strutturale apertura al futuro”. 

Tempo fa, quasi eco di questa sua affermazione, su Zafferano, scrivevo che “Nessuno ha intenzione di star fermo”. Mi devo ricredere un po’. Deluso dalle mancate realizzazioni delle promesse e irritato nello scoprire come le rivoluzioni si ribaltino nel loro contrario, l’uomo, ai nostri giorni, sembra cristallizzato, adagiato sul “confortevole” e sul “passeggero”. La sua cultura è caratterizzata da provvisorietà che ingenera progettualità ridotta, immediata e pragmatica; da relativismo, figlio della perdita di valori, che origina il disincanto del mondo; dall'enfasi del presente che mortifica il pensiero libero e creativo, aperto alle provocazioni, rigenerato dal confronto con le domande esistenziali. Erich Fromm dà risalto alla trasformazione dell'Homo Sapiens in Homo Economicus, un congegno dell'ingranaggio consumistico, inabile a porsi tante domande sul futuro. La peculiarità di questa decomposizione antropologica è la perduta voglia di sapere, di cercare. C’è una “sindrome della fine” nel senso che non riusciamo più a proiettare davanti a noi un ideale che dia significato al mutare delle cose. Siamo immersi in quella che Rémi Brague, l’arabista della Sorbona, chiama la “noia metafisica”. In questo contesto si è aperto un vastissimo spazio per il libero sviluppo del nichilismo, le cui ricadute sulla condizione umana sono: un sentimento permanente di insicurezza e precarietà, la sfiducia nel futuro sentito come minaccia, l’inaridimento del cuore. Ancorati al presente, gli uomini si accontentano di illusioni, paurosi di muoversi nell’incerto, e assumono droghe per alterarsi, incapaci di amare la realtà complessa del mondo. La paura ha preso la forma di un pensiero irrazionale generando una condizione di inquietudine e ansia che porta all’immobilismo, con il risultato di vivere solo il presente e perdere le opportunità che offre, di non avvertire il sopraggiungere di un’epoca nuova e di spegnere ogni entusiasmo. Questa discesa nel negativo, più o meno radicale, è un dinamismo imbarazzante, deprimente, destabilizzante, ma potrebbe dar vita a una figura d’uomo insolita e di rottura; ridestato dal suo torpore, potrebbe trasformarsi in un irriducibile ribelle alla schiavitù disumanizzante in cui si sente imprigionato, facendo emergere un senso in un mondo dominato dal non senso (A. Camus, L’uomo in rivolta). L’Homo negans potrebbe generare l'uomo che spera poiché in ogni atto di negazione vi è sempre il germe della speranza, potenzialità vitale che attende di trovare una libera e completa espressione. Chi spera cammina, non si aliena, costruisce il futuro, non lo attende passivamente ma con la grinta del lottatore che ha trovato motivo per azioni concrete a servizio delle grandi cause che travagliano l’umanità.

La speranza è la dimensione psichica fondamentale capace di produrre fatti e cambiare la vita. "Se la disperazione riflette la mancanza di fede nel mutamento, la speranza, invece, contiene in sé la fede nella trasformazione. Nel momento in cui l'individuo e la società si aprono alla speranza un fremito nuovo pervade tutta la realtà umana, come se un germe fecondo di vita imprimesse, nel suo esplodere, un corso nuovo agli avvenimenti umani. (...) Oggi è tempo di riaccendere nei nostri cuori la luce di questa speranza e di guardare, con granitica fede, al di là delle tenebre dell'epoca disumanizzata in cui abbiamo smarrito i valori che danno un significato alla nostra esistenza." (F.A., Cusimano, B. Luban-Plozza, Erich Fromm cit. p. 352.)


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop