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Chi aiuta l’Ucraina?

Dopo che Musk ha fatto le bizze sul suo aiuto all’Ucraina, di cui regge le comunicazioni civili e militari con Starlink, Biden ha scoperto che l’Europa è ben lontana dal rispettare gli impegni iniziali di donazioni promesse. Mentre l’America ha versato $24 miliardi in aiuti umanitari e $20 in armi ed istruttori (leggasi distruttori, perché le nostre forze speciali sono coinvolte nei combattimenti), scopriamo che l’Europa non arriva a tre miliardi.

Biden è furioso, ma non può castigare tutti in egual maniera. Ad esempio, i polacchi han speso quasi due miliardi, e loro stessi sono arrabbiati perché Bruxelles non rispetta la promessa di restituirgli il 50% promesso. In generale i paesi dell’est europeo come Latvia ed Estonia stanno donando cifre vicine ad 1% del loro PIL, ma essendo paesi piccoli i loro aiuti son noccioline, mentre i pesi massimi europei hanno le braccine corte. In una riunione d’emergenza a Bruxelles il 17 ottobre, la pressione americana ha spinto l’Europa ad aumentare i suoi aiuti, ma restano ancora lontanissimi dalla cifra americana, ed ancora pochissimi quelli versati ai fratelli ucraini.

Intanto dall’Ucraina continuano le richieste di armi e di soldi, come se piovesse. Il 50% delle aziende ha chiuso, ed il PIL quest’anno crolla del 40%: hanno bisogno di almeno $5 miliardi al mese per stare a galla, più le armi per provare a cacciare i russi. Il Primo Ministro Shmigal quantifica il danno arrecato finora in $750 miliardi, vuole 10.000 generatori per sopperire ai danni infrastrutturali, e chiede all’Europa $9 miliardi per recuperare quelli non ancora versati finora. L’Ucraina sta anche negoziando un prestito di $15 miliardi con l’IMF, che però vuole assicurazioni sul fatto che questi soldi non finiscano in armi e che il paese si muova verso un’economia di mercato, ovvero terminando il coinvolgimento dello stato nella gestione dell’economia. In altri termini, come da tradizioni IMF, i banchieri vogliono metter le mani sulle risorse ucraine, quando saranno libere dall’occupante russo.

Questa disparità negli aiuti ai fratelli ucraini è un grattacapo per Biden ad un mese dalle elezioni midterm: mentre quasi tutti son d’accordo sull’invio delle armi ed il sostegno alle forze armate, in modo che caccino Putin, è semplice denunciare Biden come fessacchiotto che si fa fregare sui soldi. Ed infatti i repubblicani hanno già iniziato a chiamarlo “sucker” (fesso), perché mentre la nostra borsa cala e l’immobiliare comincia a spaventare, l’inflazione impedisce qualsiasi capacità di risparmio, e la gente spende un patrimonio a far benzina. Dare le armi va abbastanza bene a tutti, ma continuare a mandar dollari no.

Come si poteva immaginare, le sanzioni son state un boomerang: la Russia oggi prevede un calo del PIL del 4%, l’IMF concorda, ed è un numero ben lontano dall’ 11% che prospettavano ad Bruxelles poco fa, mentre le economie di Germania, Italia ed altri produttori europei sono messe male. In tutta Europa non c’è più trippa per gatti, e Biden può arrabbiarsi finche’ vuole ma non riuscirà a far stampare miliardi di euro a Bruxelles come riesce a fare a casa sua quando ha bisogno di debito.

Biden deve scalzare Putin in tempo per le elezioni: stanzia $725 milioni in armamenti a settimana, e chiede a Musk di non far mancar nulla agli ucraini con il suo sistema satellitare. Gli chiede pure di estendere Starlink all’Iran, per fomentare la rivolta al regime. Le probabilità di successo militare in Ucraina in tempi brevi sono basse, come pure quelle che a Mosca si ribellino allo zar e lo mandino in pensione anticipatamente. Se l’Europa avesse aiutato i rifugiati politici russi forse, accogliendo bene quei 200.000 renitenti alla leva scappati in Georgia e Kazakhistan, sarebbe stato meglio. Purtroppo, oggi per i russi non è facile fuggire in occidente, e se non li accogliamo e supportiamo, mandar dollari ed armi in Ucraina significa continuare a sprecar vite, tempo, e soldi.

Un’ultima riflessione sui messaggi che ci arrivano dai fratelli ucraini: da un lato dipingono un paese distrutto, bisognoso di tutto, con quantificazioni di danni paurose, asfaltato. Dall’altro ci dicono che stanno vincendo, riprendendosi terre e città dagli invasori che scappano a gambe levate lasciando indietro mezzi militari e morti. Davvero? Forse non del tutto. Su Putin invece possiamo star certi: come ha mandato a morire decine di migliaia dei suoi ragazzi senza remore, altrettanto tranquillamente continuerà a distruggere, anche nelle regioni che hanno votato per l’annessione alla Russia. Faremmo bene a pensare al miglior aiuto per l’Ucraina in questo istante.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

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Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop