LA Caverna


Il pianeta degli svuotati

La cultura dominante ha rimosso i quesiti fondamentali circa l’origine della vita e il destino umano dopo la morte. L’umanità si ritrova nomade, senza riferimenti che rendano possibile un cammino e favoriscano la crescita di uomini critici, consapevoli e responsabili. 

È chiara la volontà di eliminare tematiche che mettono in crisi l’equilibrio esistenziale, raggiunto inseguendo valori come la libertà sfrenata, il divertimento effimero, il sentirsi giovani e attivi. Non è valorizzando la dolcezza permissiva che si salvaguarda il “benessere” del soggetto. Anche se l’attitudine edonista e l’orientamento all’autorealizzazione sono le caratteristiche più importanti del profilo dell’uomo moderno, la scelta di uno stile di esistenza piuttosto che un altro dipende dalla risposta all’insopprimibile, scomodo interrogativo sul senso della vita. Se vogliamo rispondere criticamente a questa domanda che nasce dal profondo del cuore dobbiamo fondare la nostra riflessione sulla base di un’antropologia integrale, che consideri l’essere umano in tutta la sua interezza e verità, senza le riduzioni operate dalla maggior parte dei filosofi e pedagogisti contemporanei. Le scuole cognitivistiche, psicoanalitiche e pedagogiche non hanno affrontato o stentano a studiare l’essere nella sua totalità.

Alcune analizzano la sola razionalità umana (Piaget, Bruner…), altre, come la teoria psicoanalitica freudiana, presentano una concezione estremamente innovativa del ruolo dell’affettività nella vita psichica e sociale ma non vanno oltre, confermando un modello antropologico materialistico, conseguente al loro modo di pensare. Chi, aiutando queste scienze a costituirsi come discipline umanistiche in senso forte, ha elaborato un’antropologia integrale è stato uno psichiatra austriaco, Viktor Frankl. Durante la sua esperienza maturata in un campo di concentramento nazista, indagando l’essere umano, lo vagliò prendendo atto della sua totalità fisico-psichico-spirituale. Nel contesto di quelle sofferenze vide realizzarsi nella vita di alcuni detenuti un motto di Nietzsche: "Chi ha un perché per vivere, sopporta quasi ogni come" [V. Frankl, Uno psicologo nei lager, Ares, Milano 1998].

Si rese conto che solo quei detenuti che vivevano la propria esistenza con lo scopo di realizzare un compito riuscivano a sopportare quel degrado morale, quanti possedevano un perché per vivere comprendevano meglio “le sofferenze, la morte, la miseria e le malattie mortali" [Ibidem, p.138]. Scopriva, al di là dell’inconscio impulsivo svelato da Freud, la presenza di un “inconscio spirituale”, una dimensione specifica, esclusiva dell'uomo che non è un essere “spinto” e quindi spersonalizzato ma libero e responsabile [V. Frankl, Dio nell'inconscio. Psicoterapia e religione, Morcelliana, Brescia 1990, III ed].

La maggior parte delle odierne scienze umane (filosofia, psicologia, pedagogia) sostengono che l’uomo è una totalità soltanto psico-fisica, mentre, afferma Frankl, è una "triplice totalità”, governata dallo spirito, che deve rispondere delle azioni compiute o da compiere a una "voce" che lo interpella e lo trascende: la coscienza. La coscienza è la "voce" di un Tu personale che parla con forza alla vita di ogni uomo perché "mai e poi e mai” dice la psichiatria “la coscienza potrebbe essere una parola di forza nell'immanenza, se non fosse la parola-Tu della trascendenza" [Ibidem, p.60-73].

Il bisogno fondamentale dell'essere umano è il bisogno di significati universali, i valori, perché solo essi possono orientare l’esistenza. La coscienza, la "voce" di quel "Tu" che parla nel profondo dell’essere orienta la vita su valori veri e stabili e non su quelli falsi e avariati, divulgati da una società massmediatica smarrita e preserva dall'esperienza, vissuta oggi da molti, di quel "vuoto esistenziale" che provoca nevrosi "noogene" e conduce a volte, oltre alla morte ontologica, alla morte fisica, come nei casi, sempre più diffusi, di suicidi. “L’uomo moderno crede sperimentalmente ora a questo ora a quel valore, per poi lasciarlo cadere. Il circolo dei valori superati e lasciati cadere è sempre più vasto. Si avverte sempre più il vuoto e la povertà di valore. Il movimento è inarrestabile, sebbene si sia tentato in grande stile di rallentarlo. Alla fine l'uomo osa una critica dei valori in generale; ne riconosce l'origine, conosce abbastanza per non credere più in nessun valore; ecco il pathos, il nuovo brivido”. [F. Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, in Opere, pag.226]

“L'uomo contemporaneo versa in una situazione di incertezza e di precarietà. La sua condizione è simile a quella di un viandante che per lungo tempo ha camminato su una superficie ghiacciata, ma che con il disgelo avverte che la banchisa si mette in movimento e va spezzandosi in mille lastroni. La superficie dei valori e dei concetti tradizionali è in frantumi e la prosecuzione del cammino risulta difficile.” [F. Volpi, il Nichilismo, ed. Laterza, 2009].

Si parla di un pianeta degli svuotati, di una generazione di sprecati, indecifrabili esseri i cui progetti durano un giorno. Il disagio dell'uomo moderno risiede nel fatto che egli non sa più in che mondo vive, vaga a destra e a sinistra senza neppure sapere con chiarezza che cosa sta cercando o rinuncia a cercare chiudendosi in una rassegnata indifferenza. L’uomo che si sente perso è l'uomo che ha smesso di cercare il perché della sua esistenza. Lo smarrimento spirituale che molti vivono è il sintomo evidente del fatto che hanno smesso di cercare. Abbiamo bisogno di stare a contatto con persone che dicono, con la loro vita, che il vuoto di senso può essere riempito e che è possibile vincere il pessimismo e la disperazione con una vita ben orientata.


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro