Ma arriva, prima o poi, una stagione della vita in cui diventa inevitabile il quesito fondamentale del perché ci siamo e dove andremo a finire. Non ci basta più lo svago e la vacanza perché gli eventi ci risvegliano dal sonno dell’illusione. Se non troviamo risposte valide per vivere un’esistenza sensata, una metà precisa al nostro vagabondare, abbiamo il buio alle spalle e di fronte. Coglieremmo la vita come un attimo di luce prima di una notte senza fine.
Ai giovani che, espressamente o indirettamente, ci chiedono le ragioni del vivere, da padri e madri sapienti rispondiamo con la coerenza della vita e con il sorriso della speranza che abbiamo nel cuore. Le nostre decisioni, suggerite da un innato senso di onestà, ci portano verso la pienezza dell’Essere, che è verità, bontà e bellezza. La ragione di chi ha scoperto la Verità è spinta oltre gli umani orizzonti e, senza precludersi nulla, si esercita a pacifiche meditazioni che riempiono l’anima di una serena pace. Il pensiero ci libera dalle prigioni dentro le quali, intenzionalmente, ci hanno rinchiusi.
Inebriati da una cultura drogata, fatta di parole vuote e di comportamenti incivili, inseguiamo, spensierati, ombre di felicità, momentaneamente appagati da feste e baldorie. Il sociologo Javier Elzo nel libro «Los jóvenes y la felicidad», conclude la sua ricerca sottolineando che i giovani si collegano positivamente alla felicità, si annoiano di meno, quando il senso della loro vita va oltre la mera baldoria senza limiti, quando pensano e si preparano al futuro, quando non hanno bisogno della chat per rapporti con sconosciuti.
L’idea della felicità collegata alla virtù e alla giustizia risulta essere la cosa più certa che spiega meglio il fatto che alcuni sono più felici di altri. L’essenziale è che ci siano adulti che donano tempo e vita per trasmettere questa cultura.