Con il graduale ritorno in ufficio dei lavoratori di tutti i settori, emerge che i maschi restano a casa molto più delle donne, perché una serie di mestieri digitali sono loro maggior appannaggio. Chi lavora nella tecnologia, progettazione, architettura ha poco bisogno di andare al lavoro, al contrario dei mestieri sanitari, o nell’educazione, dove il contatto personale è importante. A differenza di una o due generazioni fa quindi, la mattina è la moglie che lascia il marito a casa: casalingo digitale. Negli Stati Uniti la statistica è confermata: gli uomini hanno il 12% di probabilità in più di continuare a lavorare da remoto, e la perseguono.
Un primo effetto di questo cambiamento, ancora da confermare con ulteriori studi, è l’assottigliamento della differenza tra le paghe. Il lavoro da remoto è certamente più comodo ma anche più commoditizzato e soggetto agli effetti dell’off-shoring. Non a caso diversi stati hanno promulgato leggi per impedire ai propri cittadini di lavorare a lungo oltre confine: le migliaia di californiani che picchiettano sulla tastiera da una spiaggia portoghese saranno costretti a rivedere la loro decisione, ed anche lo stato ospite ha capito i problemi del dumping salariale. Al contrario essere nello stesso ufficio, scuola od ospedale con colleghi e capi facilita i processi di promozione ed aumenti salariali, influenzati dal rapporto personale. Di conseguenza se le donne cominciano a tornare in ufficio in misura maggiore, dovrebbero ridurre la storica differenza salariale. Speriamo.
Il secondo effetto sarà quello sul rapporto di coppia: a prescindere dal reddito portato a casa, se lo sviluppatore SW resta a casa, dovrà ben occuparsi dei figli, pulizie, cucina, giusto? E questo probabilmente si tradurrà in requisiti diversi per elettrodomestici ed altri prodotti per la casa, un cambiamento importante per la nostra società. È intuitivo che se un professionista digitale resta a casa per lavorare ed occuparsi delle faccende domestiche, in linea di massima comprerà soluzioni di automazione casalinga.
Personalmente, uno dei compiti che mi toccano in casa è quello di togliere dall’asciugatrice, riconoscere e piegare i vestiti ancora caldi, cosa che da anni mi espone al ludibrio dei famigliari per la lentezza e specialmente per quanto male piego. Se dovessi pensare che da domani il lava – asciuga – piega fosse solo di mia competenza, probabilmente un robottino casalingo me lo farei. Una base mobile e braccio automatico per andare nelle stanze a prendere la cesta dei vestiti, una telecamera per distinguere colori e materiale. Ho già strinato alcune maglie in lana di mia moglie per sapere che si lava diversamente dal cotone. A quel punto potrei caricare la lavatrice in automatico, tenendo per me il versamento del detersivo, ammorbidente e lancio del ciclo corretto. A fine ciclo lo stesso robot metterebbe tutto il carico nell’asciugatrice, e dopo un ora potrebbe sicuramente estrarre il tutto e dividermelo per tipologia, facilitandomi la piegatura. Aggiungere un meccanismo di destrezza tale da piegare mutande, calzini, pantaloni e felpe sarebbe troppo costoso, magari lascio tutto sul tavolo per mia moglie ed accetto altri anni di presa in giro, che ne dite?