IL Digitale


Dopo lo smartphone?

Negli ultimi quindici anni lo smartphone è entrato nelle tasche di tutti: da strumento cool per socializzare tra giovani, oggi consente di lavorare, pagare bollette, acquisti e specialmente rimanere sempre in contatto con i propri cari. Nonostante le vendite siano in leggero calo da tempo, dovuto al margine di innovazione ormai ridotto, ogni anno spendiamo migliaia di miliardi tra apparecchi ed applicativi.

Mentre le aziende fanno il possibile per aggiungere funzionalità come la realtà virtuale o aumentata, e migliorare la performance di batterie, telecamere e telecomunicazioni, emergono anche nuovi modelli di business che consentono al consumatore di guadagnare dall’uso del suo smartphone, un trend che secondo me guiderà il futuro dello smartphone.

Penso ad esempio ad una app dedicata a chi ha un’auto elettrica, che garantisce sia di ricaricare le batterie quando le tariffe son più convenienti, sia di partecipare al mercato della rete elettrica e guadagnare soldi per aver messo a disposizione la propria batteria. Quando poi il cliente connetta anche aria condizionata, riscaldamento e pannelli fotovoltaici, i guadagni diventano importanti, tutti gestiti dalla capacità aggregante dello smartphone.

O pensiamo all’altra app, che utilizza telecamera e sensori dello smartphone per misurare una serie di parametri vitali e poi, oltre alla comunicazione col nostro dottore per ragioni cliniche, ci consente di anonimizzare i dati e venderli a case farmaceutiche impegnate nella sperimentazione dei loro prodotti.

In altri termini lo smartphone è un ingrediente chiave della nostra trasformazione da consumatori a pro-sumatori, gente che oltre a consumare riesce anche a produrre e guadagnare dalle informazioni che ha generato. Ed è questo che credo guiderà la trasformazione successiva del famoso aggeggio: non tanto l’evoluzione tecnologica che potrebbe miniaturizzarlo ed inserircelo sottopelle, oppure raggiungere il completo controllo con linguaggio naturale in modo che non dobbiamo più digitare nulla, ma la capacità di sviluppare modelli di business per darci occasioni di guadagno oltre che di spesa.

Non so voi, ma la mia settimana è scandita da almeno quattro calendari, da quello lavorativo a quello no-profit, famigliare e medicale ed in qualsiasi momento della giornata non ricordo cosa mi aspetta tra quattro o cinque ore: senza lo smartphone posso solo andare a correre o pagaiare. Mentre le previsioni sul futuro dello smartphone si sprecano (qui un bel riassunto), credo che per ognuno di noi valga la pena fare una riflessione di quanto e come usiamo questo strumento, e specialmente da quanto ci lasciamo controllare e spingere in determinate scelte ed azioni.

Quando tutte le nostre sfere, personale, sociale, lavorativa, famigliare, sono controllate e motivate dallo smartphone, dove le app son quasi sempre gratuite perché il vero prodotto siamo noi, e la privacy si perde in minuscole note di un contratto che non leggiamo, fare una riflessione su cosa e come lo usiamo ci serve assai. Per il nostro bene.


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro