È invece pacifico che rispetto ai primi giorni dell’invasione, quando vedevamo soldati di leva spaventati ed impreparati a sparare, ed importanti manifestazioni russe contro la guerra, con tanto di manganellate e gente in prigione, il livello di violenza è salito. Sarà l’uso di reparti più esperti, sarà che la brutalità è da sempre strumento efficace di pressione sul nemico, saranno i boicottaggi agli artisti russi o le docce fredde per tagliare il gas, dall’Ucraina arrivano immagini sempre più simili e quelle cecene e siriane.
Il terrorismo, ossia l’utilizzo di attacchi armati contro la popolazione per conseguire obiettivi politici, può eventualmente portare una condanna per crimini di guerra a chi perde il conflitto, ma il vincitore se la cava sempre, come abbiam visto in Siria ed Iraq. Quando l’invasione russa passa dalla distruzione di obiettivi militari al terrorismo (vero o fake non conta, perché la percezione è realtà), lo spazio per una soluzione negoziale si assottiglia. Putin vuole spingere Zelenski a scegliere tra concessione e genocidio, un dilemma più serio di quello nostrano tra pace e condizionatori.
Ho già scritto dell’assenza di reciprocità e consenso in guerra, riprendendo le nozioni classiche che limitano l’obiettivo all’annientamento o alla resa, e che danno il significato di male assoluto. In tempi moderni s’è provato a definire una legge dei conflitti armati, cominciando dalla Convenzione di Ginevra e sue evoluzioni (Law of Armed Conflict LOAC, qui) che prevede un bilanciamento tra necessità militari ed umanitarie per mitigare la scelta tra annientamento e resa.
Il problema del terrorismo e delle torture che vediamo in queste immagini è che sono esattamente quanto il LOAC vuole evitare, perché rendono quasi impossibile un ritorno al tavolo negoziale e da lì alla pace. Quello che le immagini ci trasmettono, coi soldati che sparano ai civili o torturano gli avversari, è l’assenza di ogni regola e di riconoscimento del nemico come essere umano. Illudersi che Putin sia malato, alla frutta, male informato e da lì interpretare la scelta della brutalità dell’invasione, è imprudente. Se invece pensiamo che questa escalation sia intenzionale e pianificata, come molti militari hanno fatto notare in questi giorni, ci porta a ragionare di quanto disse nel 2015: “la Russia non può vincere la guerra con la Nato, ma nemmeno la perde”.
Tra le tante cose fattibili, far scorta di iodio e prepararsi a sigillare le finestre un paio di giorni è l’equivalente di metter la mascherina anti-Covid su una spiaggia libera e ventilata, comicamente idiota.