Notizie dagli USA


Brutalità e Guerra

Gli schermi americani, tv e social media, sono un fiume in piena di immagini e testimonianze della brutalità russa nell’invasione ucraina. Non pensiamo nemmeno di ragionare dell’analisi di queste immagini, dell’esistenza di deep fake ed altri modi di distorcere la percezione di chi affoga in questo mare magnum di drammi: dubitarne vuol dire essere seguaci di Putin, divulgarle esser fieri difensori di Zelenski. Che sia zuppa o pan bagnato, la sostanza non cambia: non aiutano a fermare le armi, che dovrebbe essere la priorità di tutti.

È invece pacifico che rispetto ai primi giorni dell’invasione, quando vedevamo soldati di leva spaventati ed impreparati a sparare, ed importanti manifestazioni russe contro la guerra, con tanto di manganellate e gente in prigione, il livello di violenza è salito. Sarà l’uso di reparti più esperti, sarà che la brutalità è da sempre strumento efficace di pressione sul nemico, saranno i boicottaggi agli artisti russi o le docce fredde per tagliare il gas, dall’Ucraina arrivano immagini sempre più simili e quelle cecene e siriane.

Il terrorismo, ossia l’utilizzo di attacchi armati contro la popolazione per conseguire obiettivi politici, può eventualmente portare una condanna per crimini di guerra a chi perde il conflitto, ma il vincitore se la cava sempre, come abbiam visto in Siria ed Iraq. Quando l’invasione russa passa dalla distruzione di obiettivi militari al terrorismo (vero o fake non conta, perché la percezione è realtà), lo spazio per una soluzione negoziale si assottiglia. Putin vuole spingere Zelenski a scegliere tra concessione e genocidio, un dilemma più serio di quello nostrano tra pace e condizionatori.

Ho già scritto dell’assenza di reciprocità e consenso in guerra, riprendendo le nozioni classiche che limitano l’obiettivo all’annientamento o alla resa, e che danno il significato di male assoluto. In tempi moderni s’è provato a definire una legge dei conflitti armati, cominciando dalla Convenzione di Ginevra e sue evoluzioni (Law of Armed Conflict LOAC, qui) che prevede un bilanciamento tra necessità militari ed umanitarie per mitigare la scelta tra annientamento e resa.

Il problema del terrorismo e delle torture che vediamo in queste immagini è che sono esattamente quanto il LOAC vuole evitare, perché rendono quasi impossibile un ritorno al tavolo negoziale e da lì alla pace. Quello che le immagini ci trasmettono, coi soldati che sparano ai civili o torturano gli avversari, è l’assenza di ogni regola e di riconoscimento del nemico come essere umano. Illudersi che Putin sia malato, alla frutta, male informato e da lì interpretare la scelta della brutalità dell’invasione, è imprudente. Se invece pensiamo che questa escalation sia intenzionale e pianificata, come molti militari hanno fatto notare in questi giorni, ci porta a ragionare di quanto disse nel 2015: “la Russia non può vincere la guerra con la Nato, ma nemmeno la perde”.

Tra le tante cose fattibili, far scorta di iodio e prepararsi a sigillare le finestre un paio di giorni è l’equivalente di metter la mascherina anti-Covid su una spiaggia libera e ventilata, comicamente idiota.


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