IL Digitale


Guerra digitale

Ogni volta che la situazione geopolitica diventa tesa, il numero di attacchi informatici aumenta in modo drammatico, quando si entra in guerra il livello di attenzione è massimo. Nel panorama degli hacker cattivi, quelli che attaccano per compromettere un’applicazione, un’infrastruttura o commettere crimini, abbiamo pochissimi e famosi lupi solitari, la maggior parte segretamente associata in gruppi malavitosi internazionali, ed un discreto numero di militari top secret in tutti gli eserciti del mondo.

In tutti i casi, da quando studiano cyber in classe in poi, gli hacker si dividono in due squadre: una cerca tutti i modi di insinuarsi, carpire informazioni, cambiare configurazioni, rompere algoritmi, l’altra al contrario di intercettare, bloccare gli attacchi e mitigare l’impatto. Ogni hacker deve saper attaccare e difendere.

Mentre per la guerra vera abbiamo armi sofisticate disponibili solo a militari e gruppi criminali, per quella digitale gli strumenti sono a disposizione di tutti, in un sottobosco che consente agli iniziati di usare gli ultimi progressi tecnologici. Avrete visto come uno dei ministri ucraini, con una semplice richiesta su Twitter, ha spinto Elon Musk a mettere a disposizione i suoi satelliti Starlink, visto che i russi avevano appena distrutto le infrastrutture di telecomunicazione. Dopo sei ore, Musk ha risposto che molti satelliti erano già puntati sull’Ucraina ed altri sarebbero stati attivati a breve: un livello di execution improponibile per il resto del genere umano. In mezza giornata ha consentito a militari e cittadini ucraini di riaccedere ad internet e comunicare.

Purtroppo, se sei in una zona di guerra ed usi un disco satellitare, il nemico vede il flusso di dati e potrebbe pensare che dietro a quell’antenna si nascondano dei soldati. L’esercito russo, in questo modo, ha già bombardato molte volte in Siria, ed ora si ripete in Ucraina: cosa ci sarà dietro a quel bip bip? Boh, tira un missile e poi andiamo a vedere. Musk ha quindi dovuto spiegare a chi usa i suoi dischi che è meglio se li posizionano ben lontano da dove potrebbe cascare una bomba.

Oltre alle comunicazioni internet ci sono poi i droni, che cittadini e militari ucraini usano per tracciare i movimenti dei russi ed in qualche caso colpirli. Putin forse non pensava che migliaia di persone fossero in grado di monitorare continuamente il progresso delle sue truppe, dando modo alla popolazione ed all’esercito di organizzare azioni di disturbo, attacchi e rapimenti di soldati. In questo istante possiamo vedere e sentire le conversazioni dei soldati russi, ovunque siano in Ucraina, su molti siti internet.

La disponibilità di questi video è un’arma potente: vengono viralizzati per mostrare ai russi vuoi giovani reclute spaventate dopo la cattura, vuoi militari professionisti che non torneranno più a casa. Tanto per amici e parenti, quanto per gli altri soldati ancora in servizio, questi video terrorizzano. Inoltre, informazione e disinformazione si mischiano in una democratizzazione globale che vede intervenire anche ragazzi dall’altra parte del mondo: l’immagine di un soldato ferito, ucciso o catturato rimbalza in tutto il mondo su TikTok. Chi ha avuto modo di vedere i filmati dei soldati russi in Ucraina, capisce che questi non hanno voglia di sparare ad un prossimo che è in tutto e per tutto simile a loro, ed il ruolo di questi video nel deprimere ulteriormente il loro morale è importante.

Ucraina, Russia ed in generale i paesi dell’Est investono molto in formazione matematica e tecnologica, e questo consente ad un’ampia fascia della popolazione di intervenire in modo concreto contro l’invasione, con strumenti digitali facilmente reperibili da tutti.

Uno dei modi migliori per chiudere rapidamente questo conflitto è mettere in contatto diretto ucraini e russi, riparandoli dalle narrative mainstream dell’uno e dell’altro campo, piene di bugie e mezze verità. Conoscendo direttamente la studentessa spaventata, il genitore terrorizzato per i figli, la nonna che sgrida i soldati e li rimanda a casa, vediamo le persone vere, con la loro lingua, cultura, religione e tantissimo in comune tra ucraini e russi.

La decisione di oscurare siti come RT e Sputnik da questa parte, BBC, CNN, Twitter e Facebook dall’altra, è particolarmente miope, perché’ ognuno di oggi ha il modo digitale di arrivare dove vuole. La linea editoriale che dipinge l’uno e l’altro schieramento come demoniaco, che fa liste di prescrizione per chi la pensa fuori dal coro, è altrettanto idiota, quando qualsiasi persona con sale in zucca capisce le falsità che legge. Ricordiamo che quando i potenti oscurano la libertà di parola e di stampa, lo fanno sempre per un motivo solo: controllarci meglio per perseguire i loro obiettivi.


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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro