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Presidenti ricchi e poveri

L’altra sera i VIP della ZTL di New York si son ritrovati in massa per ammirare da vicino tre Presidenti: Biden, Clinton ed Obama. I biglietti d’ingresso andavano dai $225 ai $10.000 a seconda del posto, ed era pure possibile farsi i selfie con i tre al modico prezzo di $100.000. Pensate la gioia di avere una foto ricordo, seduti insieme ai tre Presidenti dem della storia recente: quasi da andarne fieri. La serata ha raccolto $26 milioni di fondi per la campagna presidenziale di Biden, che a questo punto supera di gran lunga quella di Trump.

Il repubblicano prova a vendere bibbie, profumi e scarpe da ginnastica per far cassa, in un momento in cui lui stesso deve impegnare le finanze personali per coprire le magagne con la legge, qualcosa vicino ai $500 milioni. Mentre Biden si concentra sui ricconi, vendendo ingressi VIP ai concerti di Taylor Swift, o scampagnate con lui, Obama e Clinton, Trump fa qualcosa di mai provato prima, rivolto alle masse. Da un lato i pochi ricchi che possono spendere decine di migliaia di dollari per partecipare ad eventi esclusivi, dall’altro i poveri che avranno ben bisogno di una nuova copia della Bibbia o paio di sneakers per ricordarsi del loro candidato preferito. Nel caso foste interessati, la Bibbia “God bless the USA” (Dio benedica l’America) costa $60 e le scarpe da ginnastica “Never Surrender” (mai arrendersi) $399.

Per uno come me, cresciuto nel risparmio astigiano e sottotono torinese, che già non riesce a spendere $150 per una normale partita di basket, l’idea di sprecar soldi per poi rivedere un Biden alla Casa Bianca, o girare in centro con delle scarpe placcate oro e le iniziali di Trump ricamate, è lontana anni luce. Da me non avranno un dollaro. Ma cosa farà il resto degli americani?

Le proteste dei plebei dentro e fuori il convegno coi tre Presidenti son state tante e rumorose: a Biden non si perdona la continua assistenza a Bibi ad ammazzar bimbi palestinesi, il non far nulla per arginare il flusso di immigrati illegali, e lo spreco di soldi per guerre e cause lontane. Il suo indice di gradimento, paragonato a tutti i Presidenti precedenti, è minimo. I sondaggi più recenti lo danno al 50% di possibilità di rielezione, nonostante un’economia che tira ed una percentuale di disoccupazione bassissima.

Anni fa, quando milioni di persone comprarono il cappellino rosso “Make America Great Again” (rifacciamo grande l’America), ci furono episodi antipatici, con ragazzini ed adulti picchiati per aver mostrato il loro supporto a Trump. Oggi invece si picchiano quelli che si fanno riconoscere come ebrei, o arabi: chissà cosa succede nei prossimi mesi? All’uscita dell’evento VIP newyorchese c’era una quantità sufficiente di poliziotti da dissuadere i facinorosi, ma insulti e qualche spintone son stati notevoli.

Se i due candidati continuano in questo modo, uno a far la corte ai ricchi e l’altro ai poveri, c’è ancora la possibilità che riescano nel loro intento di polarizzare una società già molto divisa. Ricordiamo che mediamente una famiglia indiana guadagna $123.700, una bianca $77.250 ed una nera $53.860, e queste differenze diventano ancora più acute in alcune parti del paese. In generale per vivere nelle grosse città, guarda caso quasi tutte Dem, serve un reddito di $96.000 per un individuo e $235.000 per una famiglia con due bambini. La matematica non è un opinione: la differenza tra ricchi e poveri è tanta, e su quella si gioca la battaglia elettorale.


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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro