Il Cameo


Quando ci sono troppi poveri, troppi criminali, troppi ricchi, i giornalisti devono rivoltarsi!

INTERVISTA ESCLUSIVA AL SIGNOR CEO

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I lettori del Cameo, dopo le europee, hanno richiesto il ritorno del Signor CEO, nato nel momento più buio e folle del “Periodo Covid”. Letto oggi il personaggio pare creato dalla IA, ma a quel tempo IA non esisteva ancora!

In realtà, il Signor CEO fu un’evoluzione politico-culturale del classico CEO occidentale, trovatosi improvvisamente al potere alla caduta del Muro. L’atmosfera ove lui operava fu ricreata a tavolino, ispirandosi a quella degli enti di staff che supportano i CEO. Le Staff del CEO sono l’equivalente della Curia romana per Papa Francesco, del Gabinetto strategico degli Stati Uniti per Joe Biden, dell’apparato mediatico-politico di supporto al Potere. Banali cupole di simil-kapò specializzati in analisi losche ed execution ignobili.

I Potenti di oggi sono circondati da “consigliori”, l’equivalente degli eunuchi della dinastia Tang (608-907) che per trecento anni dominarono la Cina, dimostrando come fosse possibile ridurre l’Imperatore a un ologramma su carta di riso, gestendo in sua vece il potere, con lui vivo.

(I personaggi che si succedono nei G 7 non vi ricordano ologrammi su carta di riso?).

Infine, dopo trecento anni di laidezze, un giorno arrivò il Generale dei Generali, Zhu Wen. Uccide tutti gli eunuchi, si proclama Imperatore e così inizia la dinastia dei Liang Posteriori. Finirà così il Ceo capitalism ? Dopo la “coca rosa”, dopo la “libera pedofilia caraibica”, arriverà il Generale?

Il Signor CEO divenne la proiezione onirica dei Rambo manager, personaggi da inserire in quel “trompe l’oeil” che è stata la New York cupa e pericolosa dei Settanta-Ottanta, ormai scomparsa, precipitata com’è nel “woke-cancel”. Una città che ben rappresentava l’Occidente, ricca di corruzione, di sporcizia, di immondi odori di cibo-spazzatura che sfiatavano dai tombini, ma di grandi energie. Lì imparai che quando i topi si palesano significa che ci sono troppi poveri, troppi criminali, troppi ricchi. L’osceno mix in eccesso fra queste tre famiglie umane avrebbe dato un ruolo strategico ai topi, il town mouse (contrapposto al country mouse) come simbolo del CEO capitalism ZTL imperante.

Un giorno il Signor CEO fuggì dalla mia tastiera, fece carriera. Non era più il Primo Assistente del Direttorio dominato dal duo George e Bill, ma Padrino dei Padrini. Si sostituì a George, vecchio e stanco, stufo di dare quattrini a pioggia ad avidi politici chiacchieroni, ormai capaci solo di farsi trombare dagli elettori. E pure a Bill, ormai perso nella ricerca disperata del vaccine philosophorum da imporre a tutti. Di Mark e Jeff inutile parlare, denaro, yacht, ville bunker sotterranee stile Hamas, li hanno messi ai margini, rassomigliano sempre più agli oligarchi putiniani.

Riprendendo l’antico schema il Signor CEO ha accettato una sola domanda.

RR
La ringrazio di avere accettato di riprendere queste interviste in esclusiva. La domanda è ovvia: “Come giudica i risultati delle elezioni europee dello scorso fine settimana?”

Il Signor CEO

Mi scusi, ma che domanda è? Non siamo mica in un talk della Sette o della Nove, dove le domande hanno già incorporata la risposta scritta dagli stessi autori, e che i partecipanti prescelti, tutti rigorosamente di mezza tacca, devono aver imparato a memoria e registrato in anticipo.

L’Europa è un insieme di staterelli di origine medioevale, alcuni anche carini, ma inutili e irrilevanti. Parlano dialetti strani, non avendo una lingua comune, per farsi capire usano la lingua del loro Padrone. Sono talmente esangui che non vogliono neppure più combattere contro l’Orso Russo, eppure così ad occhio sembra un orsetto di peluche. Il percorso verso la loro scomparsa, prevista dai demografi all’intorno del 2100, è stato tracciato dal mitico Maestro Jean. Stiamo lavorando perché nordafricani e turchi li sostituiscano, mentre eserciti di Algoritmi interverranno per fare i pochi lavori nobili rimasti. Finalmente scomparirà dall’Europa la razza bianca, operaia, povera, ignorante, eppure talmente idiota da sognare la libertà e la democrazia. La mia amica Hillary li chiama basket of deplorables. Geniale!

E lei, invece di fare domande idiote, pensi al futuro del giornalismo, e al suo. Non vi vergognate di essere diventati i maggiordomi di editori che vi usano per fare business a spese dello Stato? Avete dimenticato l’urlo della grande poetessa russa vessata dall’allora fascio-comunismo imperante, Nadežda Mandel’štam: “Non siete giornalisti, ma cani del potere!”

Rivoltatevi! Siate sovversivi contro l’ignoranza, contro l’indifferenza, contro i potenti. Ricuperate la vostra dignità. Come? Diventando editori di voi stessi! Se volete, come ex giornalista, io vi aiuto!
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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro