IL Cameo


Joe Biden e i due "pariah", Vladimir e MBS

Pur essendo digiuno di politica (della politica mi interessa solo il linguaggio, non i leader), confesso che fui molto colpito quando Joe Biden bollò come “pariah” sia Mohamad Bin Salam sia Vladimir Putin. Le motivazioni per usare la parola “pariah” erano ineccepibili e assolutamente condivisibili da tutte le persone perbene: l’assassinio-massacro di un giornalista del Washington Post e l’invasione in Ucraina, li connotava come criminali, da eliminare dalla scena politica.

Trattandosi però di due pesi massimi, mi chiesi: questa America dem, questo Biden ne avranno la forza? La parola “pariah” in politica è un termine raro, perché senza ritorno, anche per l’immagine e la sopravvivenza di chi lo pronuncia. Delle due l’una. O i due “pariah” scompaiono fisicamente dalla scena della politica mondiale, e allora sei il vincitore, ma se restano al potere il perdente potresti essere tu. In politica estera le parole sono pietre, con il rischio del boomerang sempre dietro l’angolo.

In termini politici e morali la sentenza di Joe Biden equivaleva a un marchio d’infamia perenne, certificato poi da una sentenza della Corte Penale dell’Aia contro Vladimir Putin. Un curioso Tribunale questo, perché non riconosciuto dai Paesi dominanti, per esempio da tre membri del Consiglio di Sicurezza ONU, Stati Uniti, Cina, Russia (sic!) e neppure dall’Arabia Saudita, da Israele e da tanti altri. Passarono giorni, settimane, mesi, anni (ricordo che il caso Jamal Khashoggi è del 2018!) e nulla succedeva. La salute dell’uno non peggiorava come sperato, il sosia di cui si parlava scoprimmo poi essere lui mascherato da sosia. Di contro, la presenza dell’altro diventava sempre più dominante-ingombrante. L’ultima conferma l’abbiamo avuta con la decisione di 119 Paesi di affidargli, senza neppure uno straccio di ballottaggio, l’Esposizione Universale del 2030. Appena 17 hanno votato Roma: non abbiamo avuto neppure i voti di tutti i 27, Francia in primis. Imbarazzante!

Ho seguito le vicende dei due “pariah” solo sulla stampa svizzera, che ha scelto un taglio discreto, compreso il recente loro incontro a Riad, per parlare di business e di geopolitica, ed accordarsi. Se dovessi scegliere una parola che sintetizzi la posizione della stampa svizzera su questo tema, e su queste leadership, è “imbarazzo”. In effetti, ormai le leadership occidentali si muovono, anche in politica estera e militare, con un respiro di brevissimo termine, se vogliamo usare un termine manageriale, in un’ottica di budget. Le leadership russe, cinesi, islamiche sono tarate invece sui tempi lunghi di strategie sofisticate.

In termini di business, Russia e Arabia Saudita, leader riconosciuti dell’OPEC, hanno deciso, per tenere alti i prezzi, un taglio volontario delle estrazioni di 2,2 milioni di barile/giorno, dei quali 1,5 milioni a carico di loro due. Imbarazzante!

Gli stessi giornali riprendono poi il prestigioso quotidiano Usa “Politico” che spiega cosa sia avvenuto dopo la decisione dei membri del G7 del 2022 di imporre, contro il parere degli esperti non embedded, il mitico “Price Cap” al petrolio. E’ semplicemente fallito, perché il mercato ha preso atto che l’economia russa aveva ben assorbito i colpi delle sanzioni occidentali, grazie anche al rifiuto di gran parte dei Paesi del mondo di seguire gli europei su questa strada. Che si sta rivelando suicida in termini economici.

La gestione delle sanzioni, e delle ovvie “triangolazioni” che ne sono l’anima, è mestiere per professionisti scafati non per dilettanti colti. Perché? E’ dinamite allo stato puro, sbagli una mossa e ti si ritorcono addirittura contro, in modo devastante. Poi c’è stato il fallimento della controffensiva ucraina, quindi la “stanchezza” dei cittadini europei che, vivendo nel mondo reale e non nelle ZTL, sanno che i costi della guerra sono esclusivamente a loro carico. E così il tetto tassativo del “Price Cap” del petrolio russo Urals fissato a 60 $, oggi è stato spazzato via, e viene tranquillamente venduto sul mercato a oltre 70 $/barile (Parola di Politico). Imbarazzante.

In termini di geopolitica, l’incontro fra i due “pariah” li ha portati persino candidarsi per un ruolo nel conflitto israelo-palestinese (sic!). In effetti, entrambi dispongono di contropartite politico-economiche reali, da offrire ai tre contendenti: Palestina-Hamas/Jiad/Hezbollah-Israele, a differenza di noi europei e in assenza degli americani sotto elezioni. I giornali svizzeri hanno sottolineato che dopo l’incontro dei due, il terzo “pariah” storico, il presidente iraniano Ebrahim Raisi, è volato a Mosca per completare la “triangolazione politica” dei padroni dell’energia e, temo, della politica mediorientale. Se così fosse, Israele, per uscire dal pantano in cui l’ha cacciata Hamas, dovrà trattare con costoro. Imbarazzante.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite