Giacomo Marazzi, ex Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, interrogherà l’autore, così potranno fare i presenti. Lo confesso, presentare al pubblico un libro mi mette sempre in agitazione, la stessa agitazione che ho provato nello scriverlo (ci ho passato la vita).
L’idea di sintetizzare in una Pièce teatrale l’intero libro dovrebbe essere utile ai futuri lettori, per meglio entrare nell’anima del libro stesso. Trattando un tema, com’è quello della “Guerra”, complicato e definitivo, nella sua ripetitività storica, ci voleva un’introduzione che ne evidenziasse lo schema, basato non sull’analisi, ma sulla forza silente della Poesia. E al contempo che fosse anche un libro di stimolo per i ragazzi, quindi con un approccio sincero e a-ideologico.
E’ un libro senza una trama convenzionale, perché rifiuta di essere partigiano, ovvero divisivo fra “buoni” o “cattivi”, perché di volta in volta, in questi diecimila anni, i nostri avi, e noi stessi, sono (siamo) stati o “cattivi” (quindi spesso fra i vincitori) o “buoni” (quindi spesso fra i perdenti), alternandoci, senza ritegno, nelle due umane condizioni. Per questo i più birbanti di noi pretendono che non si facciano mai parallelismi fra Guerre passate e Guerre presenti, solo perché sanno di essere stati, a volte, nel posto sbagliato, facendo la cosa sbagliata, ma rifiutandosi sempre di ammetterlo. Lo so che così va il mondo. Il sogno del libro è però un altro: invitare tutti a fermarsi, a riflettere sulla Guerra e sulla Pace, usando non gli attrezzi della Politica (la risposta sarebbe la stessa in vigore da diecimila anni), ma quelli della Poesia.
Sia chiaro il libro non si occupa delle miserie umane delle élite oggi al potere (identiche sotto ogni cielo, d’Oriente o d’Occidente: prima fanno di tutto perché la Guerra scoppi, poi si stracciano le vesti perché finisca, ovviamente a loro vantaggio), indica solo ai giovani in genere, e in particolare a quelli della Gen Z, cosa c’è al di là della siepe.
Lo dico con cognizione di causa, avendo vissuto, per gran parte della mia vita, proprio al di là della siepe.
Al di là della siepe c’è sempre e solo il buio, può essere il buio del Dolore, il buio della Povertà, il buio della Libertà, il buio della Guerra, o addirittura il buio della Pace, essendo questa null’altro che il solito sconcio sospiro fra una Guerra e la successiva. Lo sappiamo che da diecimila anni il giochino è sempre stato questo, e da sempre lo accettiamo, accettando i loschi protocolli che lo governano. E ogni volta i “buoni” e i “cattivi” si scambiano i ruoli, a seconda di come gira il vento della Storia. Le élite chiamano tutto ciò “complessità” (la trovo una parola ignobile) perché in realtà è solo egoismo e ipocrisia.
Nella sua sintesi estrema, la Guerra è sempre e solo egoismo e ipocrisia in purezza.
Il libro non ha alcuna ricetta sulla Guerra e sulla Pace. L’auspicio è soltanto fornire ai suoi giovani lettori, per i quali è pensato, le chiavi intellettuali e i comportamenti per convivere con il buio che c’è al di là della siepe. Ragazzi, il vostro destino è segnato, dovrete convivere, come hanno fatto tutte le generazioni che vi hanno preceduto, sia con il buio, sia con la siepe. E ognuno di voi lo farà a modo suo.
E la luce? Ragazzi, la luce la potete trovare soltanto in voi stessi, nei vostri valori non negoziabili, nella vostra famiglia che vi ama e che voi amate, nei vostri pochi amici che saranno sempre con voi, nella buona e nella cattiva sorte. “Guerra e Poesia” vi aiuterà in questo percorso? Lo capiremo solo vivendo. Prosit!