Un prestigioso giornalista specializzato in inchieste di Repubblica spiega in tv che il suo direttore ha creato un team per rileggere casi del passato. Si sarebbe trattato di approfondire aspetti del caso, non prima dell’inchiesta giudiziaria di rito che poi seguirà, ma dopo la sentenza penale, addirittura passata in giudicato. La ratio parrebbe essere, immagino, che oltre alla verità giudiziaria ormai acclarata, ci sia una verità politica, tenuta nascosta per chissà quali altri motivi, quindi da scoprire. Giornalismo d’inchiesta in purezza.
Viene ripreso il “Caso Ustica” e il suo celebre dilemma “Bomba o Missile?”. Se si sceglie “Missile”, c’è il sotto dilemma: “francese o americano?” In questo caso, la Magistratura ha sentenziato: “Bomba”, poiché ha assolto tutti i militari coinvolti, con il definitivo: “Il fatto non sussiste.” La teoria del complotto silente dei paesi NATO coinvolti smontata anch’essa per assenza di prove.
Racconta il collega che una brillante giornalista del loro team passa il mese d’agosto a preparare l’intervista, tampinando un Giuliano Amato, che all’epoca era della fazione “Missile”, così come il Presidente Cossiga. Il curriculum di Giuliano Amato è sterminato. Finalmente l’intervista esce, grandi titoli su tutti i giornali, perché le sue parole sono pesantissime, chiede risposte e scuse della Francia e di Emmanuel Macron, attacca la NATO, quindi gli Usa, l’Aeronautica militare italiana per depistaggio, ancora convinto che sia stato un “Missile”.
A questo punto, si sprecano le contro-interviste, dove il povero Amato viene smentito su punti elementari del racconto, ed emerge una sua confusione storica e umana. Viene stabilito che l’intervista data alla giornalista appare sostanzialmente farlocca. Allora, al solito, tutti a chiedersi “Cui prodest?” Probabilmente, lui si accorge che attaccare la Francia, quindi implicitamente il mitico Traité du Quirinal in modo così sconsiderato non sia stata una buona idea, ed allora innesta la retromarcia.
Per la prima volta nella sua lunga carriera ci pensa lui stesso a smentire le sue parole, prima cercando di colpevolizzare Repubblica (che invece ha fatto il suo mestiere) con un imbarazzante “Hanno sbagliato il titolo”, per poi ammettere “Non ho nuovi elementi”. Mentre sul coinvolgimento di Craxi (grossolanamente sbagliato, secondo i due figli persino nelle date) è cauto: “Non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi, anche se il ricordo è rimasto.” Ovviamente in tutti questi anni è stato sentito dalla Magistratura, è stato addirittura presidente della Consulta e per lunghi anni suo membro, per cui le opportunità di parlare con i magistrati non gli sono mancate, e non gli mancano.
Nuovo giro di giostra: convoca una conferenza stampa per ridichiarare e rismentire. Meglio fermarsi all’ultima battuta ( … a 85 anni, si vuol fare qualcosa di utile).
La vera notizia agostana quindi non è stata Ustica e i suoi eventuali misteri, ma umana: abbiamo assistito in diretta a parole in libertà della prima “Riserva della Repubblica”.
Auguriamoci che finito agosto, le prime piogge ci portino olio, miele e mosto, come suggeriva la mia nonna garfagnina? Prosit!