Il Cameo


Padre ricco, figlio riccastro, nonno ricchissimo

Ho partecipato a un webinar a tre sull’educazione finanziaria da parte di SoldiExpert SCF di Salvatore e Roberta Gaziano. Con me erano presenti il fondatore (e formatore) di un’azienda che insegna alle persone a potenziare le loro capacità mnemoniche e un imprenditore-broker del ramo assicurativo. Titolo del seminario: “Padre ricco, figlio riccastro, nonno ricchissimo” , molto azzeccato nel suo...

... intelligente estremismo linguistico. Un grande problema, una grande verità, usando la spada dell’ironia. Complimenti!

Finalmente qualcuno che ha il coraggio di parlare del futuro delle successioni (immagino presto non si userà più l’anno del calendario gregoriano, ma sarà sufficiente, per connotarlo, il riferimento al numero di iPhone: se ricordo bene ora siamo a iPhone 13, mentre io sono fermo a iPhone 7) con modalità fuori dallo schema classico della messa cantata, rito Silicon Valley o Città Proibita.

Quelli nati poveri o poverissimi della mia generazione (ormai una manciata di reduci) e quella dei miei figli (tutti e due rigorosamente baby boomer) saranno le ultime due generazioni che avranno potuto avvalersi del cosiddetto “ascensore sociale”. Fu la grande intuizione politico-sociologica del capitalismo classico per creare una classe medio-alta che fungesse da valvola di sfogo per rinnovare, con sangue giovane e ricco di ferro, vecchie classi dirigenti dai lombi frusti.

Noi, nati poveri o poverissimi saremo fra gli ultimi destinati a morire benestanti, lasciando a figli o nipoti il dramma di essere nati benestanti ma morire, al limite, più poveri. Probabilmente non se ne accorgeranno neppure, stante l’altissimo livello di intrusione subito nelle loro teste da una comunicazione di sistema praticata da decenni, con modalità imbarazzanti. Pensiamo solo all’ondata scatenata dalla Cancel & Woke Culture di un’America liberal impazzita di moralismo, che sta aggredendo i suoi liberi cittadini facendoli precipitare in una sinistra gogna neopuritana. Da noi, una sua versione politico-salottiera sta prendendo piede partendo dai talk più sconci e dai grandi giornali, dando libero sfogo (copyright The Economist) ai “sinistri illiberali” versus gli speculari “destri illiberali”.

Da un quarto di secolo, con l’arrivo del CEO capitalism, al centro del palcoscenico della vita non c’è più la persona umana, non c’è più il lavoratore, ma il “consumatore”, quindi dell’ascensore sociale in effetti non c’è più bisogno. Il “salotto culturale” per i ricchi (che ora pretendono pure di essere considerati competenti e infallibili) e il “divano di cittadinanza” per la plebe, bastano e avanzano. Al resto pensano robot e algoritmi. E soprattutto le App, dove è concentrata tutta la burocrazia e la fuffa del cosiddetto mondo civile. Il resto dell’umanità? E’ semplicemente CO2 da abbattere.

Nei prossimi venti trent’anni ci sarà un “passaggio patrimoniale” molto cospicuo di ricchezza fra generazioni. Questo non si ripeterà, allo stato dell’arte, forse mai più, vista la progressiva, voluta scomparsa della classe media. Nel frattempo, noi europei saremo gestiti dal “pilota automatico” di draghiana (BCE) memoria. A me non è chiaro che fine farà il risparmio.

Di certo si chiuderà così il problema successioni. Nella mia famiglia si tornerà all’antico: mio nonno mi lasciò le sue scarpe di cuoio grasso, mio papà il suo Zenith avuto in dono il giorno del matrimonio dal mio nonno materno. Gli unici che avranno il privilegio di fare testamento dei risparmi di una vita, saremo prima io, poi i miei figli. Quindi si ripiomberà nel medioevo del CEO capitalism. Nasci, vivi, muori e nulla lasci in eredità, neppure le password. Ti eri ridotto a una macchietta umana, sdraiato sul divano di cittadinanza, alimentato dal beverone Soylent, confezione settimanale consegnatati da Amazon: una bocca, un tubo digerente, una sfintere. Vattene in pace, amico, tanto che vita era la tua?

Per i miei nipoti ho un sogno. Lasciare loro tanti sacchetti in pelle pieni di pepite d’oro (New Mexico style) per comprarsi, nei momenti critici della loro vita (arriveranno, arriveranno) la libertà. La Libertà, l’unico aspetto per cui la vita merita di essere vissuta, e che un establishment impregnato (e impazzito) di ideologia woke ci sta rubando.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro