IL Cameo


Un Ceo capitalism destrutturato, vegetale, analcolico

Un Ceo capitalism destrutturato, vegetale, analcolico

Un giovane millenial svizzero che ama Zafferano.news, e ci fa da sponsor nel Sottoceneri, mi ha invitato a vedere la sua vasta collezione di piante da appartamento, nella fattispecie cactus, felci, aloe.

Non sapevo che i millenial americani nel 2016 avessero acquistato il 31% delle piante da appartamento vendute negli Stati Uniti. E non sapevo neppure che l’hashtag #plantsofinstagram contasse 3,5 milioni di post su Istagram. E neppure che i prezzi di alcune piante “millenial” siano esplosi.

Non c’è dubbio che questo tipo di atteggiamento di giovani che vogliono convivere con delle piante, seppur non nella foresta ma nell’appartamento, li colloca di diritto nel grande arcipelago dei filo ambientalisti, che ha come capofila morale del mondo nuovo Greta Thunberg. La loro è una vera e propria onda verde che si salda con quella di Greta e di tutti i movimenti ambientalisti. Il sociologo svizzero, studioso delle giovani generazioni, professor Luca Bertossa paragona questa passione per le piante a quella di altri per gli animali. Ma da quando anche la Rete si è impossessata della passione per le piante, tutto è cambiato, essa si è fatta megafono di un nuovo stile di vita. E così sono spuntati come funghi i “plant influencer” , segno che il successo di questa ideologia era già molto avanti, ormai stava per palesarsi al grande pubblico. E così è stato.

Bertossa è cauto nel valutare se questo fenomeno non possa far la fine di altri, improvvisamente evaporati. Ricorda che negli Anni Cinquanta furono i giovani a lanciare lo stile di vita dei jeans, diventato poi fenomeno di massa. Se ricordo bene Gianni Agnelli li sdoganò quando li indossò, con un blazer, in occasione di una visita ufficiale al Governatore della Banca d’Italia a Palazzo Koch. Capiterà lo stesso per il verde casalingo? Le prime indicazione farebbero propendere per il sì: a) aumento dei prezzi dei vasi; b) le aziende che hanno molti millenial fra i loro dipendenti ormai sembrano delle serre; c) stanno nascendo delle start up come la californiana The Still o la newyorkese Rooted (ha coniato uno slogan imbarazzante “Le piante, a differenza delle persone, non scompaiono all’improvviso”) che fanno business.

La giornata non poteva finire che in gloria: l’amico millenial mi ha fatto entrare nel magico mondo dei mocktail di cui non sapevo nulla, fermo com’ero ai banali cocktail della mia maturità cosmopolita. Il mocktail è il tipico sottoprodotto, al contempo del Ceo capitalism e dell’ambientalismo radicale. Un cocktail dove l’alcol lo paghi ma non c’è, però c’è il suo sapore, creato per imitazione dal barman, manipolando in modo acconcio erbe e spezie. Il Moscow Mule e il Bellini, scomparso l’alcol, sostituito dal suo sapore, sono “strutturati” con sola frutta. Il secondo con sfere di pesca, il primo con succo di lime e menta fresca. E così sono stati rivisitati tutti gli altri cocktail. Questi, liberatisi dalla schiavitù dell’alcol, sono diventati sciroppo dipendenti.

Andate a Ginevra da Mr. Barber , il tempio dei mocktail, qua si trova il mitico Oseille de Guinée, sciroppo di tamarindo, zenzero fresco spremuto, limonata, confettura d’ibisco e, indispensabile, una goccia di Perrier. Siete maturi per entrare nel tabernacolo dell’afrodisiaco politico vegetale. Qua si capisce come il mocktail sia il fil rouge che mancava per trasformare, in termini culturali, la cena in un rito sacerdotale dove chef pluristellati e clienti cosmopoliti, mischiano i loro ruoli e diventano artisti del gusto visivo. Al centro c’è l’impiattamento e il cibo si fa natura morta. I veri gourmet 2.0 ormai il piatto si limitano ad osservarlo, le posate restano intonse, si comportano come i critici d’arte davanti a un’opera di Jeff Koons, mentre si centellinano l’Oseille de Guinée., e, pensosi, commentano il piatto. Siamo nel mondo liquido del Ceo capitalism, destrutturato, vegetale, analcolico. Prosit!

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Francesco Rota (Torino): un millenials
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione