Supplemento


Spremuta di Camei

SCONTRO MORTALE GM-FCA

LETTERA APERTA A NICOLA ZINGARETTI

CI VUOLE UN GRANDE RAMMENDO. ANDIAMO A VOTARE

SCONTRO MORTALE GM-FCA

Leggo su La Stampa (ma pure sui grandi giornali anglosassoni) dell’accusa di General Motors a FCA. Secondo GM Sergio Marchionne (con tre suoi collaboratori, già sotto accusa per altre vicende giudiziarie), avrebbe concepito l’ideazione, l’execution e la sponsorizzazione di un progetto atto a corrompere sindacalisti della United Auto Workers, in occasione del rinnovo dei contratti 2009, 2011, 2015. La presunta corruzione, a parte gli evidenti vantaggi per FCA (portare a 55 $/h il costo del lavoro contro i 63 di GM), ha danneggiato, secondo loro, la General Motors, perché le ha creato difficoltà economiche con l’obiettivo di costringerla ad accettare la proposta di fusione avanzata a suo tempo da Marchionne. Accuse gravissime quelle di GM, un suicidio economico e di immagine qualora non dovessero avere le prove. Ne parleremo dopo che la giustizia americana avrà emesso la sentenza definitiva. Nel frattempo mi guardo bene dal fare qualsiasi ipotesi o commento sul merito. Più interessante l’analisi del contesto di business e di management letto nell’ottica del Ceo capitalism dominante.

In questi dieci anni, dal famoso febbraio 2009, quando Moody’s dichiara “spazzatura” il bond Fiat (Marchionne ne era CEO da 5 anni, ricordiamolo solo per verità storica), e dall’altrettanta famosa decisione di un mese dopo di Barack Obama di “salvare” Chrysler, con una fulminea nazionalizzazione-privatizzazione e “salvataggio” mascherato di Fiat, sul tema ho scritto tre libri e decine e decine di articoli. L’ultimo libro, FCA Remain o Exit che raccontava in sintesi questi dieci anni è stato seppellito dai media sotto un assordante silenzio (chi lo vuole leggere digiti semplicemente “distribuzione@grantorinolibri.it”, 10 €).

Le domande che dobbiamo porci sono:

1 Perché adesso? Due le risposte: a) perché solo ora hanno raccolto le prove; b) perché FCA a fine anno non sarà più un’azienda americana. Chi non conosce come funziona in America il mix politica-business-management-magistratura (loro “fanno rete” sul serio, non chiacchiere figlie di ridicole ideologie), non può capirlo.

2 Perché anticipano che non intendono perseguire legalmente quelli del Sindacato UAW, che secondo la stessa GM si sono fatti corrompere? La motivazione “perché il nostro bersaglio è FCA” è oggettivamente debole, visto che UAW è anche la loro controparte sindacale.

3 Perché GM, anticipando in un certo senso la sentenza, dichiara che “i quattrini che dovesse ricevere da FCA li investirà in Usa per creare nuovi posti di lavoro?” Sembra un messaggio mafioso rivolto a ignote entità.

4 Che farà ora Peugeot e il suo CEO mascherato Emmanuel Macron? Ci sarà una clausola che eventuali perdite di valore per fatti non conosciuti al momento del negozio sono a carico del venditore?

Quando saranno svelate le prime tre domande sapremo se l’assassino è il maggiordomo, e chi è. A seconda delle conclusioni dovremo riscrivere la storytelling di FCA.


LETTERA APERTA A NICOLA ZINGARETTI

Caro Segretario Zingaretti,

non ho alcun titolo per scriverle, se non quello di essere un vecchio signore che continua ad amare l’Italia, anzi, dopo le ultime dolorose ferite, la ama ancor di più. Avendo il privilegio di essere stato per tutta la vita un apòta, quindi esente da ideologie e da ambizioni politiche personali, sono interessato a una sola cosa: veder uscire il “mio” Paese da questa situazione di giornaliero chiacchiericcio sul nulla e ovvio stallo politico. Il modo? L’unico democratico: far decidere i cittadini.

Mi creda, non possiamo più accettare di essere governati da una specie di Troika populista: un artista di varietà, un imprenditore digitale, un avvocato, nessuno di loro eletto. Intendiamoci persone degne, ma fuori scala rispetto ai tempi e ai problemi. Questa Troika sovraintende un gran numero di parlamentari eletti, oggi alla sbando. Purtroppo, in questi quasi due anni sono emersi, in termini di execution politico-operativa, tutti i loro limiti (mancanza di spessore politico culturale e totale assenza dei “fondamentali” minimi per gestire, non dico uno Stato, ma una cartolibreria). Non parliamo, per carità di patria, di questi ultimi quattro mesi. Non hanno ancora compreso la differenza fra sogno e realtà, fra ideologie elementari ed execution professionali: l’ultimo, il caso ILVA è da brividi. Un caso simile non deve più succedere, non lo meritiamo.

Il paese ha bisogno di un grande “rammendo” nelle sue articolazioni politiche, economiche, culturali, sociali, soprattutto umane. Abbiamo bisogno di riflessione, lavoro, silenzio. E da subito, visto che il mondo sta implodendo, sempre più fragile, sempre più esplosivo. Sarebbe meglio farlo con un nuovo governo, dopo che i cittadini avranno deciso se confermare o se modificare il loro voto del 4 marzo 2018. Caro Segretario, come ci hanno insegnato alle medie, in matematica “mai saltare i passaggi”.

Per uno dei tanti strani accidenti della Storia lei si trova di fronte a una responsabilità immensa, perché lei oggi è l’unico leader che ha il potere, approvata la Manovra, di far cadere, democraticamente, e per meditata scelta politica, il Conte Bis. E passare finalmente la palla al Presidente Mattarella. Lei sa da agosto, come Segretario, che il PD (quello vero, non quello fighetto delle ZTL) avrebbe tutto da guadagnare ad andare al voto. Sia chiaro, non sono nessuno per darle consigli, ma sappia che le sono umanamente vicino, qualsiasi cosa decida, perché la considero una persona perbene.


CI VUOLE UN GRANDE RAMMENDO. ANDIAMO A VOTARE

Chi mi legge da anni sa che, da apòta quale sono, i partiti e i movimenti politici, i loro leader e apparati, mi sono tutti indifferenti, seppur con motivazioni diverse. Verso costoro ho il rispetto che si deve a ogni cittadino, indipendentemente dal lavoro che fa. Molti lettori si chiedono perché da qualche tempo insisto per andare a nuove elezioni, il motivo è semplice. Noi cittadini comuni, non ideologizzati, il 4 marzo 2018 abbiamo votato (pardon, io non ho votato, non per scelta ma per problemi personali) per il cambiamento. Quindi “contro” un establishment che dal 2011 non ne aveva imbroccata una e ci aveva impoverito (il fatto che il loro modello abbia tolto dalla povertà un miliardo di cinesi e di indiani per arricchire mostruosamente quattro sociopatici californiani e una ghenga nazicomunista cinese, lascia piuttosto indifferenti i poveri nostrani: inventatevi qualche altra giustificazione).

Da 20 mesi il Paese è guidato da un Avvocato scelto dal M5S, prima con un’alleanza M5S-Lega, poi con una M5S-Pd, quindi con l’intero arco costituzionale. Ebbene lui e i suoi mandanti politici di entrambe le versioni (salvo che per certi aspetti delle tematiche sull’immigrazione), non ne hanno imbroccata una, così come i loro predecessori. In casi come questo, sarebbe opportuno cambiare, non solo gli uomini, ma anche il modello. Allora perché andare a nuove elezioni? Nell’interesse del Paese.

1 Noi cittadini comuni siamo ora in grado di valutare le scelte che avevamo fatto nel 2018: mai eravamo stati governati dal M5S (e la Lega di Bossi contava come il portiere di Villa Certosa), ci eravamo sempre sorbiti il PD e FI, al punto che oggi sono quasi la stessa cosa. Le due leggi “bandiera” del Conte Uno, “Reddito di Cittadinanza” e “Quota Cento”, si sono rivelati due flop, indifendibili credo dai loro stessi promotori, se avessero il coraggio di togliersi la maschera ideologica e diventassero per un istante comuni cittadini. In altre parole, il M5S presente in entrambi i Governi Conte, ha dimostrato, per essere eleganti, di non essere ancora maturo per governate. A loro volta, Lega e Pd hanno mostrato di non essere in grado di farsi valere in un’alleanza ove sono follower.

2 Il caso ILVA è la dimostrazione di come il Paese abbia bisogno di un grande rammendo che tocchi tutte le istituzioni, comprese quelle più rarefatte. Il fatto che debbano essere i Signori Mittal a decidere se per loro sia preferibile andare in galera a Milano o a Taranto, e scappare perché a loro viene tolto lo “scudo” che avevano i Commissari governativi, è non solo ridicolo, ma mostra che la ripartizione dei poteri istituzionali ha bisogno quantomeno di un rammendo.

3 Il Presidente Conte è ormai politicamente fuori gioco, si è acquisito che è costretto a fare un lavoro superiore alle sue capacità professionali di accademico. Viaggia, parla, si agita, ce la mette tutta, ma si vede che non è il suo mestiere. I “cosiddetti tecnici” facciano pure i consulenti, ma stiano tranquilli nelle loro aule e altrettanto facciano i supermanager nei loro C.d.A.: non ci si inventa uomini politici solo perché si hanno certi curricula, ma si è strutturalmente carenti in termini di intelligenza e spessore sociale, il messale dell’uomo politico.

4 E’ inaccettabile teorizzare, come fa l’establishment (proprio loro, i custodi della libertà e della democrazia) che non si può andare alle elezioni “perché vincerebbe Salvini”. Incredibile, senza pudore sostengono proprio questo! Con un tweet ho fatto una proposta risolutiva: “.. si sospendano, ad personam, i diritti civili di Salvini fino a Pasqua e si voti a Carnevale”. Mi pare che a noi dell’establishment serva un periodo di riposo e di riflessione, siamo troppo tesi e ci siamo incartati.

5 Una notazione. Siamo proprio convinti che vinca Salvini? Secondo me è invece proprio quello che ha più interesse a non andare al voto e continuare a mettere in cascina voti che in condizioni normali, non sarebbero mai suoi. E’ interesse invece andarci per il PD, che può così “riassorbire” sul versante destro Italia Viva e su quello sinistro il fluttuante arcipelago della Sinistra-Sinistra e al contempo erodere voti al M5S.

Essendo politicamente, neppure un “tecnico”, non tenete conto delle mie idee, mi raccomando. Considerate il mio ragionamento uno sfogo senile di un innamorato perso dell’Italia.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

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