Quasi 400 musicisti provenienti da molti Paesi hanno avuto così modo di incontrarsi e confrontarsi.
Le sfide che gli studenti delle scuole d’arte si troveranno ad affrontare, anche in relazione ai continui cambiamenti nel mercato del lavoro, impongono ai docenti di prepararli con una formazione ad ampio spettro. Il successo nella professione va ri-immaginato; da qui le parole chiave del congresso: imprenditorialità, internazionalizzazione, digitalizzazione.
I giovani musicisti sono sensibili a questi temi ma acquisire la mentalità imprenditoriale oggi necessaria, ancora non è nelle corde di tutti. I rappresentanti dello Student Working Group dell’AEC hanno espresso forte interesse al management culturale: conoscerne i meccanismi per farsi trovare preparati - oltre che come musicisti - anche come possibili futuri agenti della gestione culturale.
Al pari delle sessioni di discussione, a creare sinergie sono stati gli incontri informali tra colleghi, preziosi per aumentare i contatti e avviare progetti comuni; il Conservatorio di Torino ad esempio ha portato a casa una bella serie di nuovi scambi didattici e artistici con numerose importanti istituzioni straniere: a breve quelli con Bruxelles e Ginevra.
Presenti quasi tutti i Conservatori italiani, forti di una costante crescita degli iscritti; la Repubblica riporta questo dato in un recente articolo in cui riferisce anche dell’aumento di studenti stranieri, triplicati in otto anni; al contempo il quotidiano denuncia l’assenza di fondi nazionali per la ricerca artistica - uno dei temi del convegno - argomento di interesse per i giovani che vedrebbero nella ricerca anche possibili sbocchi professionali.
Tra una sessione e l’altra del congresso, musica, in gran parte italiana, tra cui l’opera lirica, con arie e ouverture da Rossini, Bellini, Verdi: a eseguirla i nostri allievi - solisti, orchestre, coro, jazz band - insomma l’espressione di un’offerta formativa che pensiamo valida per tutti gli studenti, stranieri compresi, in aumento anche da noi.
La Città ha fatto la sua parte nel successo del convegno perché abbiamo potuto mostrare agli ospiti che il Conservatorio si colloca in un contesto di grande ricchezza storica, il cui patrimonio d’arte è ovunque e costituisce l’humus nel quale i giovani musicisti qui vivono e operano.