IL Cameo


La smettano di scannarsi. Ripristiniamo l’alternanza

La smettano di scannarsi. Ripristiniamo l’alternanza

Nel 2013 dopo la grande vittoria dei Cinquestelle alle politiche scrissi un Cameo. Lo pubblicarono Libertà di Piacenza e Italia Oggi. Mi chiedevo: il duo Casaleggio-Grillo punta, come dicono, a prendere il potere solo quando avranno la maggioranza assoluta, oppure non si attendevano il successo elettorale, e ciò li ha fatti entrare in un meccanismo più grande di loro, da cui non sanno come uscire?

Non avendo alcuna predisposizione alla lettura dei fatti in chiave complottista, partivo dalla mia esperienza di vecchio signore rimasto legato alla banalità della vita comune. Nell’iniziativa Casaleggio-Grillo non ci vedevo nulla di misterioso, nessun disegno di presa del potere, volevano solo “giocare”. Avevano avuto successo nella vita, avevano messo da parte un certo gruzzolo, si erano stufati di fare i rispettivi mestieri. Detto fra noi, non c’è nulla di più triste di un vecchio comico che debba ripetere stanche battute, nulla di peggio di fare informatica da vecchi, attività che richiede cervelli perennemente giovani. Nacque così il gioco della “politica” (unica attività umana, con il sesso e la tavola, che ti costringe a essere perennemente giovane). Uno aveva grandi capacità comunicative, l’altro nulle ma aveva idee innovative sull’uso della rete, ergo si “buttarono”.

Non credevo allora, come sostenevano i “competenti”, a un parallelo con la Lega. Umberto Bossi aveva un’idea politica antica: liberare il Nord. Il suo mondo era un’Italia collinare, in politica erano ancora dominanti (pensa te) le convergenze parallele di morotea memoria, lui introdusse una discriminante filosofica di periferia: “duro o molle?” I suoi scelsero “duro”. Il suo brodo di coltura erano le pizzerie, il fumo del toscano, il focus sugli organi genitali, e poi parlare, parlare fino allo sfinimento, andare a dormire all’alba. Gianroberto Casaleggio invece era un algido abate del “Web” prima maniera, Beppe Grillo un dissacratore di miti, come si conviene a un comico. Bossi era analogico, i due erano digitali. Tutti e tre non facevano paura all’Establishment: le loro storytelling erano favolette, facilmente gestibili.

Osservavo allora che Casaleggio-Grillo e Bossi volevano andare al potere ma mai si erano posti il problema di quale modello organizzativo-comportamentale fosse preferibile per gestire il loro “giochino”. Di certo non conoscevano lo schema classico che governa i rapporti nelle Istituzioni fra “Vertice”, “Base associativa”, “Eletti”, o se volete apparire “competenti”, dite: “Party in the central office, Party in the ground, Party in the public office”. La Lega di Bossi si spense perché la “mission” dell’indipendenza della Padania era velleitaria. Intanto, dietro le quinte, un giovanotto di periferia si allenava. Con Matteo Salvini morirà il leghismo bossiano e nascerà una versione 2.0 di Destra, speculare con la versione 2.0 di Sinistra inventata nel frattempo da Matteo Renzi (ridotta in cenere dai cittadini in un referendum).

Tornando al 2013, scrissi che il dramma (imprevisto) di Casaleggio-Grillo fu raggiungere il 25% dei voti al primo colpo. Trent’anni fa un amico caro, israeliano (tedesco) di alto lignaggio mi disse che gli ebrei tedeschi avevano fatto un errore capitale negli anni Venti del Novecento: per la prima volta in duemila anni avevano occupato, in una sola nazione, quasi tutti i posti chiave del paese e questo aveva innescato la furia criminale di Hitler, che criminale lo era già abbondantemente di suo. Si fece paladino dei cittadini tedeschi, che stavano con lui proprio per odio (bottegaio) verso gli ebrei. Temo che oggi in Francia, in Germania, in Italia, nulla sia cambiato, gli antisemiti ci sono, eccome. Molti in una versione 2.0: fingere di non esserlo, incolpando di esserlo i loro nemici politici, che non possono non esserlo, visto che sono nemici loro. Allucinante.

Mutatis mutandis, era il dramma di allora di Casaleggio-Grillo, guai accettare di essere determinanti, geneticamente non potevano allearsi con alcuno, men che meno con il PD (video di Casaleggio). Invece la strategia Pd cercava di concettualizzare l’idea, politicamente miserabile delle élite radical chic che li supportava, di trasformare un certo numero di “grillini” in “scilipotini”. Un suicidio. In fondo era lo stesso giochino idiota che verrà rispolverato nell’agosto 2019: “Achtung, Achtung, non si vota perché vince Salvini e nomina il futuro Presidente”. Miserabili nel 2013, miserabili nel 2019. Gli uomini liberi, e i leader seri, non hanno mai paura delle urne.

Concludevo allora, che non era il passato del M5S a preoccuparmi, ma la sua evoluzione. Lo stesso valeva per la preoccupante carenza di elaborazione politica del PD. Mi auguravo che si liberasse in fretta dei peggiori spezzoni (quelli più alti) della società civile, ottenebrati dall’odio verso l’avversario-nemico, allora Silvio Berlusconi, ora Matteo Salvini. Sette anni dopo, al capolinea ci sono arrivati.

Il PD è di fronte allo stesso dilemma di allora. Che fare? Un suggerimento di un apòta che sogna un modello Destra-Sinistra ove si alternino al potere, senza bisogno di scannarsi. Il PD vada senza timore alle elezioni, tagli il nodo scorsoio con i Cinquestelle che gli ha confezionato l’establishment, tagli pure quello con un establishment nostrano ormai imbolsito, aggrappato (pensa te) a IV e a +Europa, ritorni ad essere orgogliosamente di Sinistra e ambisca a giocarsela con la Destra. Questa è la politica, le seghe mentali le lasci ai perdigiorno delle ZTL.

La Terza Via non esiste in natura. Sono quelli della Prima Via che si sono inventati la Terza (trattandola come loro dependance) per liberarsi della Seconda. In Cina sono già arrivati alla meta, c’è solo la Prima (nazicomunismo in purezza) e chi si oppone, botte, galera, iniezione. Prosit!

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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