LA Realtà aumentata


Essere o non essere, sui Social?

In questi giorni divampa la polemica sulla questione dell'identità in Rete ed in particolare sul fatto che gli utenti iscritti ad un determinato social network prima di “postare” possano o debbano essere preventivamente identificati attraverso i classici documenti personali.

Faccio due esempi estremi per poter poi ragionare all'interno dei due limiti. Primo caso. Ricordate Second Life? Chi non lo ricorda è proprio un nativo digitale della Gen Z. Chi poi non ne ha mai sentito parlare non si è perso molto. Questo “social” garantiva l'anonimato totale ai propri utilizzatori, l'anarchia totale.

Al di là dei modelli di business errati e della “ingenuità” intrinseca nel social, il modello di Second Life era proprio basato sul fatto che l'Avatar creato in rete differiva notevolmente dalla personalità dell'utente nel mondo reale. Una patologia dissociativa portata allo stato estremo, che in pochi anni ha popolato l'ambiente di odiatori e paranoici, portando al collasso della piattaforma.

L'altra faccia della medaglia è il controllo globale dell'identità effettuata dal Governo cinese nei confronti dei propri sudditi. In questo caso il sistema regge ancora, ma per essere supportato necessita di continui e massicci investimenti in nuove tecnologie come l'A.I. ed una crescente quantità di esperti in materia. Dal Rating Sociale non si sfugge come ho parlato in qualche articolo fa, ma per quanto tempo?

Noi in Europa siamo esattamente a metà strada tra i due scenari apocalittici, spetta a noi e non agli USA decidere da che parte andare o se non andare tanto distante da dove siamo. Nel frattempo tutti i social network di un certo successo nel mondo occidentale hanno origine negli USA, dove il concetto di privacy è diverso dal nostro.

Faccio l'esempio personale per non rimanere troppo nell'astratto. Non uso da 11 anni Facebook (ne sono uscito nel 2008 dopo averlo provato per due anni) e tanto meno WhatsApp. Sono su LinkedIN per gli aspetti professionali, su Twitter perchè è il più usato dai media e su Telegram per la parte di messaging. Su LinkedIN accetto inviti solo di persone conosciute nel mondo reale, salvo una o due eccezioni ben conosciute in rete.

Nonostante le vampate di odio che girano su Twitter lo giudico ancora un social in fase di evoluzione e forse di miglioramento. Di Facebook avevo già 12 anni fa intuito la spietata indole commerciale da CEO Capitalism, che ne ha contraddistinto fin da subito l'evoluzione. Non commento ulteriormente, visto quello che poi è accaduto con Cambridge Analytica.

Ora, in questi giorni sono state diffuse due interessanti dichiarazioni, una da parte di Facebook e l'altra da Twitter che disegnano due opposte tendenze importanti.

Twitter dove l'anonimato è maggiore e che vede tra i suoi utenti una grande presenza di Troll, odiatori e Bot, sta cercando di correre al riparo. Nei giorni scorsi ha annunciato di non consentire più alla politica di diffondere messaggi a pagamento sul social. In compenso la politica di “bollinatura blu” dei propri utenti è stata sospesa da almeno due anni, nel senso che è Twitter che decide chi è “certificato” a prescindere dal fatto che l'utente ne abbia fatto richiesta inviando al social tutti i dati che ne permettano l'identificazione.

Facebook che invece ha un livello di identificabilità superiore dei propri utenti, ha annunciato che continuerà a permettere la diffusione di messaggi politici a pagamento, anche se fuorvianti o fake.

Se i politici italiani vogliono veramente controllare gli utenti dei social attraverso l'identificazione preventiva, hanno una sola possibilità: chiudere l'accesso a tutti i social stranieri e crearne uno italiano a cui si acceda attraverso SPID. Possono andare in Cina per eventuali consulenze. Se invece vogliono contrastare l'odio ed i troll, rafforzino la polizia postale che sa già fare un ottimo lavoro e vedranno in breve tempo incredibili risultati.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro