Pensieri e pensatori in libertà


G. B. Contri tra psicoanalisi e cristianesimo

Alcuni giorni fa è mancato Giacomo B. Contri, psicoanalista milanese e fondatore della “Società degli amici del pensiero di Sigmund Freud”. Era stato allievo e traduttore di Jacques Lacan e aveva sviluppato una propria filosofia originale che si muoveva tra psicoanalisi, filosofia del diritto e linguistica.

L’avevo sentito agli inizi degli Novanta all’Università di Torino, impegnato in un giro di conferenze per presentare il suo libro Il pensiero di natura. Suscitava interesse perché aveva i modi e le phisique du rôle di un intellettuale alternativo: alto alto, con la testa calva e la voce profonda, la sigaretta sempre in bocca, provocatorio e arguto, un po’ aforistico e apodittico.

Ero poi andato a parlare con lui con altri amici impegnati nella creazione di una rivista culturale studentesca. Avevamo discusso tutta la sera di Kierkegaard, che Contri criticava ritenendolo un esponente di quel romanticismo irrealistico che finisce con il rendere esemplari le manie e i complessi adolescenziali, ottimo rappresentante di tutte le fissazioni contemporanee.

Nei suoi articoli, in effetti, Contri proponeva con arguzia un forte realismo, spietato nel riconoscere tra i vari giochi linguistici gli interessi degli esseri umani e nel considerarli tutti legittimi. È nel riconoscere e perseguire i propri interessi che l’essere umano si realizza. Sarà solo il traffico di interessi e talenti a chiarire che alcuni interessi si realizzano in modo inaspettato e inusuale, per mezzo di un altro conveniente, che magari coincide con sommi sacrifici o con il bene di altri. Così arrivava a una lettura del cristianesimo incentrata sull’idea che ci debba essere nell’adesione a esso un guadagno, un profitto e che in questo sicuro riconoscimento di interessi consisteva il meglio della proposta di Gesù. Su quest’ultimo mi ricordo un’interessante osservazione: dai Vangeli si capisce - diceva Contri - che si tratta dell’unico essere umano totalmente libero, non già prigioniero di schemi e preconcetti, che per tutti gli altri esseri umani sono inevitabili. In questo senso, si trattava dell’unica persona “normale” in tutta la storia.

Così, mescolando Freud e Gesù, sesso economia e religione proponeva una visione particolare, icasticamente rappresentata dal titolo autoassegnato di una sua rubrica sull’arrembante settimanale “Il Sabato”: SanVoltaire. Mi sarei reso conto solo dopo che avere una visione originale e un pensiero proprio non è così facile né così comune. Mi spiace non essermi ricordato di lui per Zafferano.news. Gli sarebbe piaciuto, se non altro per il tentativo di interessarsi alla realtà, senza pregiudizi, per quanto possibile a noi mortali.


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