Musica in parole


La grande porta di Kiev

Il brano di Modest Mussorsgky riferito a Kiev chiude la sequenza dei “Quadri di un’esposizione”, composti nel 1874 per pianoforte e diventati molto famosi nella trascrizione per orchestra (Ravel 1922).

Nei giorni scorsi il critico musicale Ivan Hewett ha scritto sul Telegraph che questa “bella e commovente composizione si sta godendo una nuova vita come risposta musicale all'invasione dell'Ucraina. Ma è russa fino al midollo”. Una Russia antica, va detto.

Il pezzo di Mussorsgky, sempre molto eseguito ovunque, è interessante anche oggi perché racconta parecchio della terra cui si riferisce ed esprime il sentire dell’autore definito dal grande pianista Glenn Gould “straordinario indagatore dell'anima russa”, con un amore smisurato per la ricerca delle radici, anche musicali, della propria cultura.

Il Maestro russo, nato nel 1839 in una famiglia di ricchi proprietari terrieri, lasciò l’Esercito per dedicarsi alla musica e quando nel 1861 perse le ricchezze familiari causa la liberazione dei servi della gleba, si ritirò a vivere in campagna; fu un passo decisivo per il suo sviluppo artistico facilitato dal contatto con la vita contadina e le tradizioni popolari della sua terra. Sensibile alle disuguaglianze e ai valori umani oppressi, comunque e ovunque, riversò i suoi sentimenti in musica grazie alla sua grande creatività e così fu per la serie dei “Quadri”, carrellata di invenzioni musicali composte in omaggio ai lavori di Victor Hartmann esposti a San Pietroburgo dopo la morte del pittore. Nell’ultimo Quadro l’ispirazione si deve al bozzetto dell’amico per il progetto di una porta all’ingresso della città di Kiev, un grande arco, una cupola a forma di antico elmo slavo e un campanile con le sue campane.

Nasce così “La grande porta di Kiev” e tutta la potenza espressiva di cui il compositore è capace racconta una terra maestosa, epica, di cui Kiev è l’antica capitale. Di più, Mussorsgky, che secondo Gould “riesce a cogliere l'essenza dolorosa e tormentata della religiosità russa”, traduce l’acquerello di Hartmann in una processione musicale in cui uno dei temi è l’inno battesimale tratto dai canti della Chiesa ortodossa russa.

Il richiamo è alla religione degli inizi; Kiev infatti è il luogo dove un altro Vladimir (il principe di Kiev, 958-1015) nel 988 scelse il cristianesimo per sé e per il popolo, imponendo un battesimo di massa nel fiume Dnepr. Il riferimento è al territorio storico della Rus’ di Kiev, denominazione dalla quale la Russia prese il nome.

Il titolo originale del brano di Mussorsgky è “La porta dei Bogatyrs di Kiev”, in relazione ai Bogatyrs, gli eroi dei poemi epici (Rus-bylinas) e cavalieri alla corte di Vladimir detto il Grande, quello dell’anno Mille.

Nella versione orchestrale, come si sente nell’esecuzione che vi lascio qui, i rintocchi delle campane risuonano in gran crescendo assieme ad archi e fiati.


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