Notizie dagli USA


Fai finta finché riesci

In questi tristi giorni di bombardamenti, dove tutti i media seguono i potenti nel gioco di chi urla più forte, in America nessuno parla dei problemi che portano il 60% della popolazione a giudicare Biden un fallimento. Il 52% di tutti gli americani pensa anche che abbia diviso il paese, invece che unirlo come ci aveva promesso in campagna elettorale.

L’attenzione rivolta a Putin, dipinto vuoi come freddo assassino o dittatore fuori di testa, ha messo a tacere le richieste di sanità pubblica, cura per l’infanzia, e sostegno alla crescente porzione povera della nostra società. Mentre non contiamo più i miliardi di dollari e gli aerei pieni di missili diretti a Kiev per sostenere l’indipendenza dei nostri fratelli ucraini, qui ci viene detto di scordare tutto quanto promesso e di prepararci invece a tirare la cinghia, perché dobbiamo pagare il prezzo della democrazia altrui. Il Washington Post, amico della lobby delle armi, senza pudore ci dice che i $776 miliardi stanziati per la difesa son pochi, dobbiamo sacrificarci su tutto il resto ed aumentar la spesa. Il fatto che quella cifra corrisponda alla somma dei successivi undici paesi in graduatoria, che sia logicamente ed eticamente fuori dal mondo, visto che i poveri nel nostro paese sono in continua crescita, non li tange. Per forza, loro ci guadagnano.

Il 40% della popolazione USA considera l’inflazione il problema prioritario, seguito da un 10% a pari merito tra Covid, legge elettorale, crescita dei crimini violenti in città, e politica estera. Mentre CNN e compagnia imperversano sui nostri schermi con le immagini drammatiche dall’Ucraina, i problemi di casa nostra vengono messi sotto il tappeto, nessuno ne parla. E se qualcuno apre bocca è subito classificato come non-americano ed amico del demonio. Un po’ come in Inghilterra e Canada dove vogliono censurare RT, o in Russia, dove sbattono in prigione migliaia di manifestanti contro la guerra e censurano la parola “invasione”, come se la differenza col termine “operazione militare speciale” fosse criminale. Come siamo arrivati a questa follia?

Nel 1968 Simon & Garfunkel, con la loro canzone “Faking it” (fai finta) ci insegnano l’importanza del fingere un qualcosa, di insistere a fingere fino a che poi si avvera. A livello individuale, ad esempio se ci sforziamo di ridere quando siam tristi, questo funziona: ci aiuta a rasserenarci, funziona davvero. Ma un’amministrazione che faccia finta che i russi vogliano conquistare l’Ucraina, che ripeta tutti i giorni dell’invasione, per poi dirci che ci aveva visto giusto e che è tutta colpa di Putin quando attacca, non funziona, non a lungo. Come abbiamo visto con le bugie passate, che hanno portato a bombardamenti in Iraq ed altri paesi sfortunati, prima o poi la verità viene a galla.

La speranza è che Putin riconosca subito il danno e la completa inutilità di quest’invasione, e la interrompa rapidamente. S’è fatto fregare nell’accettare la narrativa di Ucraina come confine tra est ed ovest, come ultimo baluardo della democrazia (Biden, Psaki) ed attacco alla sicurezza della Russia (Putin, Lavrov), come una risorsa scarsa e quindi pregiata, per cui combattere un conflitto a somma zero, con un vincitore ed un perdente. Al contrario l’Ucraina dev’esser vista per quella che è da sempre, il ponte che unisce due culture, storie, religioni diverse, e dall’unione investire su crescita e sviluppo.

Forse, più che a sperare in Putin, logoro da tanti anni al potere ed incamminato sul viale del declino, speriamo nei russi, cominciando dal popolo che manifesta contro la guerra, passando ai (ancora pochi) soldati che si rifiutano di sparare agli ucraini. I hope the Russians love their children too, ancora una volta.


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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro