Giuseppe Verdi scrive i Vespri, anzi, “Les Vêpres Siciliennes” su libretto in lingua francese, per ottemperare alla commissione ricevuta dall’Opéra di Parigi per un nuovo melodramma. Pagine musicali di intima atmosfera - come alcuni duetti - si alternano a scene di musica prorompente come il coro finale che canta “Vendetta! vendetta!/Ci guidi il furor!” (“Oui, vengeance! vengeance!”) mentre i siciliani in rivolta si avventano sui francesi e sul governatore.
Per Verdi la gestazione dell’opera fu lunga e non semplice ma al Maestro, cui capitava spesso di far valere le sue indicazioni, con librettista e committenza disse la sua su tutto, compresa l’ambientazione del soggetto. Fu così che riuscì nell’impresa - curiosa e da applauso! - di portare in scena nel 1855 a Parigi, commissionata dai francesi e con libretto scritto in francese, un’opera il cui tema è la cacciata degli oppressori francesi dalla Sicilia.
Il compositore non fu mai davvero soddisfatto del libretto di Scribe ma “Les Vêpres Siciliennes” - cinque atti e con lungo balletto centrale, secondo l’uso operistico d’oltralpe - ebbe subito successo come poi le successive edizioni in italiano.
La denuncia degli oppressi insita in quest’opera verdiana è valida in tutte le epoche e infatti è stata scelta per inaugurare la Stagione 2022 del Teatro Massimo di Palermo, per la prima volta nella versione originale francese e con allestimento nuovo, presentato quest’anno perché parte di una serie di iniziative nel trentennale delle stragi di mafia del 1992.
La rivolta contro l’oppressore musicata nei Vespri diviene così la “metafora del dopo-stragi ’92” e vuol far riemergere, con l’aiuto della musica di Verdi, il dolore di quegli anni e la voglia di tutti di partecipazione e riscatto. Una piazza di Palermo ricostruita in scena e la sfilata sul palco dei gonfaloni coi ritratti di Falcone e Borsellino completano il quadro.
La regista Emma Dante racconta: “nell’opera ci sono tanti livelli che per una palermitana come me sono un invito a nozze: l’amore paterno, la passione, la Sicilia, la tradizione, l’atteggiamento mafioso, l’abuso, la prevaricazione. È un’opera estremamente violenta”. E ancora: “l’Ouverture, una musica bellissima, racconta molto bene lo spirito di un popolo che cova vendetta ma non ce la fa a ribellarsi”.
Eccola da ascoltare, la grandiosa Ouverture e segnalo anche la Tarantella del II Atto, danza che in un’opera ambientata in Sicilia non poteva mancare.