Educare non è un mestiere

La convinzione dell’estrema importanza dell’educazione nella vita dell’uomo è spesso rimossa da mille esperienze negative, indebolita dal sottile morbo d’una indefinita stanchezza, sedata quasi per ipnosi da lunghi discorsi ripetitivi. Si aspetta da rassegnati, ci si adagia da vinti, si sogna da illusi, si fugge da vili, si giudica da interessati, ma poco si paga per quest’arte difficilissima che è l’educazione. È smisurato il carico di responsabilità degli educatori e degli insegnanti. Molti assolvono oggi al loro compito con grande fatica, poiché il dialogo e la condivisione educativa con le famiglie sono sempre più complessi e minacciati. 

Natale, un varco d’azzurro sull’orizzonte grigio del nostro quotidiano

La festa cristiana più di rilievo è ormai profanata dalle ingannevoli costellazioni luminarie che impazzano per le strade della città. I forzati dello shopping, ammaliati dalla gran kermesse pubblicitaria, bramano e spendono. Molti, per una istruzione di base o per assonanza culturale, hanno in memoria una vaga conoscenza religiosa che, però, non mobilita la coscienza e non stimola una convinta partecipazione spirituale. 

La morte è fuori o dentro la vita?

La morte con la quale tutti entriamo in contatto è una dimensione imprescindibile dell’esistenza. Quello che le conferisce importanza e significato è l’impatto che ha sulla nostra coscienza. Pertanto, è un atto di responsabilità di tutti dare spazio a questo tipo di argomento per renderci più consapevoli del valore della vita. «La meditazione sulla morte è una riflessione sulla vita, sulla sua realtà profonda e sul suo significato» (R. Garaudy). 

...il Sé è più distante di qualsiasi stella. (G.K. Chesterton)

In questa “modernità liquida” (Zygmunt Bauman) il processo di individualizzazione è un processo molto faticoso per l’uomo perché comporta un non facile impegno personale di autodefinizione e autoaffermazione. La conoscenza di sé non è una cosa data ma un compito mai finito. La nostra società individualista-occidentale ha teorizzato un “Sé Indipendente” dove la dimensione privata dell’Io ha un’importanza maggiore della pur rilevante dimensione pubblica, perché l’attenzione cade sulle emozioni, sui desideri, sui valori, sui ricordi e impulsi personali.

"Il potere è una parola di cui non capiamo il significato" (Lev Tolstoj)

Esplorare i confini del “potere” e definirlo nei suoi molteplici aspetti è un'operazione complessa che richiede l’analisi di elementi che riguardano l'universo delle pulsioni inconsce dell'animo e, insieme, le dinamiche del sistema sociale. Nella prassi sociale la parola “potere” indica la "capacità dell'uomo di determinare la condotta dell'uomo: potere dell'uomo sull'uomo" (Bobbio-Matteucci-Pasquino 1990).