LA Caverna


Una civiltà in fatica

Il nostro sistema di pensiero è in crisi. Dobbiamo allenarci all’abitudine del cambiamento. L’uomo è pur stanco della follia del mondo e del suo rumore ma non trova facile aumentare la propria apertura mentale. Se non troviamo nuove forme di intelligenza e di lettura la realtà ci sfugge, poiché il modo di pensare influenza il modo di agire e di essere. 

Non sono tanto le cose che incutono perplessità e paura ma il significato che attribuiamo a esse. Coloriamo gli eventi della vita con tinte del tutto soggettive e queste hanno un peso fondamentale nell’influenzare le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Sono le convinzioni che creano le interpretazioni della realtà. La lente, i filtri, attraverso i quali vediamo noi stessi e il mondo, possono cristallizzarsi in preconcetti che ci mettono nella condizione di valutare in maniera deformata e distorta eventi e situazioni. La tecnologia (telematica, robotica, informatica) diffusa invade la vita, ha cambiato la fisiologia umana rendendo necessario il confronto tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale. Quest’ultima, con la ricchezza delle informazioni e l’interattività delle applicazioni, ci ha fatto cambiare il modo di pensare. Influenzando i ragionamenti, la memoria, l’attenzione e perfino i cicli del sonno, ci fa sentire le cose in modo diverso. Per indirizzare pensieri, parole e azioni e concentrarsi su ciò che conta, senza perdere tempo ed energie a inseguire obiettivi effimeri, è necessario conoscere la mente. La mente è come un paracadute che, per funzionare, si deve aprire. Alcuni esperti esaltano la tecnologia: ci rende più idonei nell’organizzare la vita e nel pensare più in profondità; altri invece ne paventano gli effetti: impediscono l’originalità e l’inventiva, paralizzano il cervello nel processo educativo, condizionano l’informazione e, alienandoci da quella che è la realtà vera e propria, ci fanno vivere in una sorta di mondo parallelo. L’ “elasticità mentale” ci predispone a considerare o ricevere idee nuove e diverse, ci rende flessibili, ingegnosi nell’adattarci alle persone e alle nuove esperienze che viviamo. Le menti aperte non si fermano all’apparenza, alla superficie delle cose, si pongono domande, liberano la testa dalle idee correnti e banali, sfidando le credenze possedute e svincolandosi dai pregiudizi. Un uomo che pensa si dispone ad ascoltare le opinioni altrui, ad accettarle se le ritiene corrette, è disponibile sempre al confronto, tollera le credenze e gli stili di vita degli altri senza criticare, benché possa essere in disaccordo e senza necessariamente perdere i propri principi o la propria integrità morale. È difficile avere una mente aperta perché consideriamo le nostre convinzioni come l’unica verità e nel caso gli altri non le condividano ci sentiamo frustrati. Mantenendo distinte le nostre credenze dalla Verità diventiamo meno conformisti e più critici, non necessariamente polemici. Sentiamo spesso parlare del "pensiero critico" come di una capacità apprezzabile per vivere nel mondo moderno, ma pochi sanno che è una capacità intellettuale che va sviluppata e non un'attitudine che si eredita geneticamente.

Sforziamoci di coltivare una mente multiculturale pensando che non vi è un unico modello per vivere ma ce ne sono molti. Siamo cittadini del mondo, potenzialmente capaci di trarre e fare nostro un qualunque dettaglio di un’altra cultura. È difficile perché non ci alleniamo ad uscire dai confini mentali della società nella quale siamo nati, per conoscere e mettere in discussione noi stessi e le nostre convinzioni, per trarre ispirazione dalle ricchezze e differenze che esistono in questo mondo. Essere cittadini del mondo significa difesa ragionevole della propria identità storica e culturale, ma anche disponibilità ad ascoltare voci e pensieri diversi. “Il cervello: se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare.” (Rita Levi-Montalcini)


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro