LA Caverna


Un Natale diverso

Gli uomini, da sempre, hanno interrotto lo scorrere del tempo e la routine degli eventi con momenti di festa divenuta così occasione di discontinuità nel tempo, con un prima e un dopo, ed elemento di continuità che ciclicamente rinsalda ricordi e legami. È successo però, con il passare degli anni, di perdere il significato delle feste fissando pratiche e abitudini sulle quali non ci s'interroga più, riducendole a... 

... ripetizioni povere di senso. Questo periodo magico dell’anno - le Feste natalizie - lo si aspetta da bambini e poi da adulti lo attendiamo insieme a loro. Tutti abbiamo delle aspettative: dagli auguri e regali che vorremmo ricevere, agli addobbi, pranzi o cene che non possono mancare. In questo affanno e in questa corsa, rischiamo di perdere il desiderio, la gioia e il piacere sincero di vivere un momento per ritrovare la bellezza di aspettare insieme, di non restare soli, di dedicarci alla famiglia, ai nostri cari, affidandoci a loro lasciando che ci offrano, allo stesso modo, i dubbi, le insicurezze, la comprensione e l’amore. E quando in dono riceviamo amore è arrivato il Natale.

Questo Natale è un Natale “diverso”. Il modello di vita, con cui siamo cresciuti, ha fallito, ha palesato tutta la sua debolezza. “La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità.” (papa Francesco). Guardandoci attorno e anche dentro di noi con occhi disincantati, abbiamo, talvolta, l'impressione che l'umanità sia tutta una grande rovina: sono crollati i valori che sostenevano la società, sono state scosse le fondamenta della compagine familiare, l’onestà è pubblicamente beffata e la trasgressione applaudita. La nostra convivenza pare ridotta a un cumulo di macerie. È giunta l’ora di cambiare e di cambiarci ma senza gesti eclatanti, senza presunzione e arroganza.

Giovanni Battista, un esempio di umanità pienamente realizzata, testimone e guida morale perché coerente nel parlare e agire, non previde azioni straordinarie, ma un nuovo modo di vivere il quotidiano, colto nel suo significato più vero nella trama delle relazioni. Il negativo da superare, quello che contamina il quotidiano, si annida nella trama delle relazioni con gli altri. Condividiamo, allora, il nostro vissuto con le persone care, facciamo qualcosa per quanti stanno peggio di noi. Cerchiamo di stare insieme, di fare piccoli gesti gentili. Il condividere cibo e abiti dice l’altro come soggetto di diritti e di bisogni. Il non servirsi del proprio potere per arricchire, dice spirito di servizio; il non opprimere i più deboli e indifesi approfittando della propria posizione dice il rispetto della dignità della persona.

Queste Feste sono un’occasione per improntare la vita alla sobrietà. Impostiamo l’esistenza al motto “più lentamente, più profondamente, più dolcemente”, riscoprendo e praticando dei limiti: rallentando i ritmi di crescita e di sfruttamento, abbassando i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo, attenuando la nostra pressione verso la biosfera e ogni forma di violenza. Almeno per il momento, non potremo più schizzare come palline impazzite da una parte all’altra del globo ma ci è dato di apprezzare la bellezza di camminare, di pedalare, di visitare luoghi più domestici, di stare in famiglia, di incontrare parenti e amici.

Senza essere pessimisti, anche se siamo poco attenti e non vogliamo ascoltare, arriveranno nuove pandemie, dice l’Ipbes (Intergovernmental science policy platform on biodiversity and ecosystem services), anche più feroci, letali e catastrofiche di questa, se non smetteremo di tartassare l’ambiente, impoverito e saccheggiato da una minoranza della popolazione mondiale, che consuma la stragrande maggioranza delle risorse del pianeta. “Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato.” (papa Francesco). È un Natale diverso, ma con gli amici e le persone di sempre: quelle più in difficoltà, sole, anziane che sentono il peso dell’isolamento. La lotta al male si fa con la solidarietà. Regaliamo a tutti un po’ di gioia, perché milioni di persone nel mondo, vivono con il cuore trafitto. È cosa vana e sterile trasformare queste Feste in ciò che non sono, nei soliti eventi consumistici fatti di regali, brindisi e falsi sorrisi.

Proviamo a ribaltare la prospettiva, cercando di viverle come un’occasione per metterci in contatto con la nostra interiorità, dedicandoci a piccole attenzioni che ci rendono felici. Feste che hanno assunto aspetti sempre più commerciali, siano motivo di serenità, che nasce da una libertà dalle cose. Non ci sarà Natale? Certo che ci sarà, ma più silenzioso e più profondo, più simile al primo Natale, senza tante luci sulla terra ma con la stella di Betlemme. Niente riti ipocriti, false luminarie, chiasso assordante, ma un cuore ardente, vivendo il Mistero del tempo senza paura del Covid-Erode, che pretende di toglierci il sogno dell’attesa di un mondo migliore.


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro