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Migranti migratori

Da un paio d’anni a questa parte, mentre balene, salmoni ed uccelli migratori continuano a tornare senza problemi al paese d’origine a migliaia di chilometri, noi bipedi siamo bloccati da un complesso di regole in continua evoluzione per proteggerci dal virus. Sul fatto che le regole proteggano si potrebbe aprire un dibattito filosofico, piacevole solo se accompagnato da un Amarone, lasciamo stare. Se a Natale scorso nessuno di noi era vaccinato (Trump aveva appena approvato il Pfizer in emergenza) e ci siam messi l’anima in pace tappandoci in casa, questa volta...

... arriviamo vaccinati col booster, alcuni anche col green pass nelle sue versioni base e turbo. Niente da fare: tra Delta ed Omicron, tra paesi con percentuali vaccinali più o meno alte, tra compagnie aeree che non sanno più come garantire la sicurezza dei loro passeggeri, tocca armarsi di santa pazienza.

Quando leggerete questa pagina potrei avercela fatta a tornare a Torino, o magari bloccato ad Amsterdam per la connessione, o magari impedito a partire da Boston, chissà. Vaccinati, boosterati, schedati da ogni organizzazione possibile con buona pace della privacy, noi migranti abbiamo pochi obiettivi chiari in mente, proprio come salmoni e rondini: l’abbraccio dei cari ed una pizza che non costi un rene. Non ci serve altro: arriveremo con le valigie semi vuote, pronti al rituale acquisto di ogni ben di Dio da riportare a casa manco vivessimo nel deserto. Pronti all’ennesimo sorriso imbarazzato da paisà che spiega al doganiere che si, forse il limoncello l’avrei dovuto mettere in stiva, ma sai, è quello di zia, se poi si rompe?

Il mondo politico, a partire dal nostro Presidente, sembra più interessato ad aumentare il grado di controllo sulla popolazione che non la sua effettiva salvaguardia. Se pensiamo a quanto poco è stato investito nella ventilazione di edifici e mezzi di trasporto, ovvero un’altra leva che insieme ai vaccini consente di mitigare il virus, è chiaro che tutto l’apparato burocratico sviluppato per controllarci è quantomeno sproporzionato. Non è un caso che l’indice di gradimento dell’accoppiata Biden & Harris sia a minimi storici: con 160.000 contagi e quasi 2.000 morti al giorno siamo messi meglio di un anno fa, un terzo in meno, ma son sempre numeri importanti rispetto a qualsiasi altra patologia o causa traumatica. Ci avevano promesso la fine della battaglia per l’estate scorsa, siamo ancora in trincea.

Le notizie che arrivano su Omicron non sono pessime, perché a fronte di un contagio ancor più rapido di Delta, sembra che la mortalità sia bassotta, ma principalmente dimostra ancora una volta che una nuova variante può facilmente far danni prima che l’industria dei vaccini riesca a seguire con l’ennesima ricetta. In Israele son già pronti con la quarta dose, qui siamo ancora in ritardo con la seconda e la terza e solo il 60% della popolazione è vaccinato. Che fare?

I migranti sono mediamente ben predisposti al rischio: per necessità od opportunità han fatto il salto nel nuovo, prendendo un azzardo. Forse con queste evoluzioni del Covid si potrebbe pensare ad un approccio meno burocratico, che tolga gli impedimenti a viaggi ed economia. Poi come il coronavirus originale, anche questo potrebbe diventare endemico. Bill Gates dice tra un anno, qualche scienziato diecimila, speriamo in San Bill: qui un bello spunto.

Ma la cosa più importante in questi giorni è un'altra: Buone Feste e grazie di legger Zafferano!


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro