IL Digitale


Digit sostitutivo o supplementare?

Amazon ha mostrato il suo nuovo robot umanoide, Digit, che riesce a spostare scatoloni fino a 15kg dagli scaffali ai veicoli che poi li portano verso lo smistamento. Subito s’è alzato il coro impaurito: “oddio, licenzieranno i magazzinieri!” In effetti non è così, o meglio è ancora troppo presto per saperlo. Come abbiamo visto nel numero scorso parlando di neurochirurgia, tutto dipende da come si adotta la tecnologia, in modo sostitutivo, o supplementare del lavoro umano?

In questo istante in America abbiamo circa 800 centri di distribuzione Amazon, che danno lavoro ad 1.2 milioni di lavoratori, aiutati da circa 750.000 robot. L’avvento di queste macchine finora ha drasticamente ridotto il numero di chilometri giornalieri percorsi dai magazzinieri, passando da quasi 40 km al giorno a 25, ed ora a circa 10 al giorno. Allo stesso modo si sono ridotti gli infortuni sul lavoro dovuti al sollevamento di pesi eccessivi, che fino a pochi anni fa portavano il magazziniere medio a lasciare l’azienda dopo tre mesi. Oggi arrivano ai 10-12 mesi.

L’ultimo numero è impressionante: Amazon registra un turnover del 150% annuo, mentre i concorrenti americani registrano solo il 49%, ed anche nel retail non si arriva al 65%. A livello mondiale, il turnover medio dei magazzinieri si aggira sul 72%, la metà di Amazon. In pratica le condizioni odierne di lavoro in un magazzino Amazon richiedono il fisico di un olimpionico per cavarsela: la paga è migliore di quella della concorrenza, ma devi muoverti.

Quando vedete Digit all’opera, e pensate che a breve possa essere migliorato in modo che si muovi al triplo della velocità ed alzando pesi maggiori, capite che non potrà mai sostituire una persona. O meglio, se fosse messo all’opera da solo, mandando il collega umano a fare altro o licenziandolo, verrebbe licenziato in poche ore.

Il modo corretto di adottare Digit, come già fatto per Kiva in passato (il robot che porta a spasso pile di scatoloni), è quello di affiancare la macchina al magazziniere, andando a fare le pochissime attività ripetitive. Potrà quindi essere impiegato per preparare gli ordini, mettendo gli scatoloni nell’ordine ottimale perché’ il magazziniere costruisca il pacco correttamente, come anche per metter via gli scatoloni vuoti e riportarli alla stazione iniziale.

Esattamente come per l’esempio della sala operatoria, all’aumento di produttività di poche specifiche attività, corrisponde l’ingresso di altri lavoratori. In questo caso, in ognuno degli 800 centri di distribuzione dovranno lavorare più tecnici di manutenzione, e nella parte informatica serviranno altri ingegneri per predire al meglio i carichi di lavoro ed ottimizzare l’allocazione di questi robot.

Se pensiamo che il produttore di Digit sta costruendo una fabbrica per produrre diecimila robot all’anno, potete immaginare il volume di esemplari che vedremo entrare nelle fabbriche e nei magazzini in giro per il mondo. Questo porta ad un’altra considerazione, che vedremo nella puntata di sabato prossimo: la potenza di calcolo richiesta da questo volume di robot necessita una revisione dell’informatica di campo, dei server che girano nelle fabbriche, nei palazzi e nei centri di distribuzione: l’Edge computing, che ora si avvale di nuove capacità di intelligenza artificiale. Fino a sabato prossimo, buon robot!

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro