IL Digitale


I rischi dell’automobile definita dal software

Tre settimane fa abbiamo parlato dell’automobile definita dal software, ossia il veicolo in grado di operare, ripararsi, e ricevere nuove funzionalità attraverso il software via internet. 

L’idea di fondo è quella di rendere la parte fisica dell’automobile una commodity, e personalizzare l’esperienza di guida con il software. Come per il cellulare: non conta tanto l’hardware, uguale a quello di miliardi di altri telefonini, quanto le applicazioni e le configurazioni d’uso che ne facciamo.

Sulla strada di questa evoluzione del mercato, Tesla è più avanti di tutti: tre modelli standard, con poche configurazioni fisiche, consentono al cliente di sbizzarrirsi andando a scegliere cosa vuole, dalla potenza e velocità del veicolo, fino a intrattenere i passeggeri con il karaoke. Dopo gli anni sofferti nell’imparare a produrre automobili affidabili, ora Tesla ha raggiunto livelli di qualità che le danno un ampio margine rispetto al prezzo del veicolo, che può permettersi di scontare a livelli non raggiungibili dai concorrenti. A questo aggiunge il controllo preciso di ogni veicolo in esercizio, che le consente di offrire premi assicurativi scontati del 30% rispetto alle assicurazioni tradizionali, come di sapere esattamente dove sei e cosa fai nella tua cara Tesla.

L’altro vantaggio di questa commoditizzazione del veicolo è caro alle aziende di noleggio o quelle che gestiscono una flotta di veicoli: costi di acquisto e manutenzione inferiori, perfetto controllo della allocazione delle automobili giuste, quando e dove serve. Tutti felici? Tutti pronti per passare a questo nuovo paradigma?

Innanzitutto, il controllo completo di dove va e cosa fa l’automobilista coi suoi passeggeri, dovrebbe far riflettere: sono dati preziosi che l’azienda automobilistica di turno ha tutto il vantaggio a vendere ad altri fornitori di prodotti e servizi. Ognuno di verrà bombardato di proposte commerciali, e truffe, ritagliate bene sulle nostre abitudini e quindi saremo facili prede.

In secondo luogo, l’industria automobilistica, coi milioni di lavoratori coinvolti, viene stravolta. L’auto che prima era composta di 15.000 componenti ora non arriva ad 8.000: un lato della medaglia sorride all’efficienza ed all’affidabilità migliorata, l’altro lato pensa a come re-impiegare milioni di dipendenti, artigiani, imprenditori che perdono il lavoro. Anche la componentistica elettronica si capovolge: questo grafico lo spiega bene.


In terzo luogo, la separazione netta tra hardware e software, assieme alla natura di commodity della nuova auto, porterà ad un diverso tipo di consumo. Non saremo più interessati ad avere una macchina, a spendere un capitale per averla parcheggiata la maggior parte del tempo a casa o in ufficio. Useremo il nostro smartphone per salire su una macchina che noleggiamo solo per le ore che ci serve, e che a differenza di oggi ce la personalizza completamente, sui nostri usi e costumi.

Da mesi personaggi famosi come Toyoda e Tavares si lamentano delle forzature del mondo politico per spingere verso l’auto elettrica: troppo velocemente, storpiando il mercato. Hanno sicuramente ragione nel dire che gli incentivi pubblici sono solo un danno ai contribuenti: da un lato tasse che devono pagare, dall’altro un’offerta troppo costosa perché’ gonfiata da aziende che non riescono a fare il mestiere correttamente. D’altro canto non capiscono, o nascondono, che le loro aziende si devono ribaltare per sopravvivere. Dovrebbero concentrarsi sulla creazione dell’esperienza di guida per fuggire, o almeno rallentare, la commoditizzazione spinta da Tesla e dai cinesi. Potrebbero farlo alleandosi con partner industriali che sanno progettare il software molto meglio di loro. Ed infine dovrebbero spiegare ai loro governi che l’intervento pubblico di deve concentrare sulla definizione di nuovi standard, per migliorare sicurezza, consumi, performance, e non per sprecare soldi del contribuente.

Dovrebbero e potrebbero, se non altro perché la Cina queste cose le capisce bene e si sta muovendo alla svelta. Se cercate cosa dice il National Natural Science Foundation of China a proposito di automobile definita dal software, resterete sorpresi del livello di sofisticazione e lungimiranza. La prova è nell’invasione di auto cinesi che sta entrando in America ed Europa.


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