Notizie dagli USA


Tyre Nichols

Tyre Nichols aveva 29 anni, tornava a casa dalla mamma quando una pattuglia l’ha fermato. Lui chiede il motivo dello stop, e per tutta risposta viene tirato fuori dall’auto ed ucciso di botte, in un crescendo di violenza che vede cinque poliziotti assassini ed altrettanti ignavi, che nulla fanno per fermare il pestaggio o per prestargli soccorso. 

Anche quando è ammanettato a terra e chiama la mamma, anche in quel momento nessuna pietà. La Polizia di Memphis ha deciso di pubblicare tutti i video disponibili: dalle telecamere dei poliziotti a quello della sorveglianza a quell’incrocio. In nessuno dei video si riesce a capire cos’abbia detto o fatto per scatenare questa violenza criminale, al contrario, sembra un bravo ragazzo.

Prima nota di colore: Tyre era nero, come i cinque assassini ed i loro sergenti, istruttori fino ai capi della Polizia di Memphis. I cinque assassini facevano parte di un’unità speciale, Scorpion, creata per combattere i crimini violenti come omicidi, rapine ed assalti.

Seconda nota di colore: in America la polizia è violenta ed uccide spesso, più di mille vittime l’anno, da anni. E specialmente, la fa franca: il 99.5% dei poliziotti viene giudicato innocente. I bianchi son la metà degli uccisi, i neri un quarto, ma proporzionalmente alla popolazione sono quelli più a rischio di finir male. Maggiori dettagli qui.

I woke adesso ci raccontano che questo omicidio è tutta colpa del razzismo. Ma come? Son tutti neri: vittima, carnefici, catena di comando. Non importa, son stati tutti influenzati dal suprematismo bianco, che convince i poliziotti neri che i loro fratelli sono i criminali peggiori, e bisogna trattarli con la forza. Ma fino al punto da uccidere di botte un ragazzo indifeso, con il livello di violenza che si vede nei video? Dettagli, è sempre colpa dei bianchi. Questi studiosi del razzismo ci dicono che mai e poi mai cinque poliziotti neri avrebbero trattato un ragazzo bianco allo stesso modo, categoricamente impossibile.

Fa comodo a tanti buttarla in baraonda, sul razzismo. A Biden, sindaci e dipartimenti di polizia per chiedere ancora più soldi per la formazione comportamentale, ai coinvolti per cercare una scusa accettabile da tutti. Lascia perdere che questi poliziotti l’abbiano picchiato come nemmeno i gladiatori del Colosseo; porelli, son vittime del suprematismo bianco. Anche i repubblicani ci marciano, chiedendo ancora più fondi, che finiranno in dotazioni da reparti speciali, pistoloni, taser, spray urticante, manganelli telescopici per picchiare come fabbri, sacchi da mettere in testa al presunto criminale (ne han già soffocati alcuni). Esattamente come gli omicidi di massa: rumore sui media e stracciamento di vesti da parte dei politici, poi tutto resta come prima.

Potrebbe sorgere il dubbio che forse si reclutano ragazzi che andrebbero meglio indirizzati verso altre professioni? Vale la pena chiedersi se le dotazioni e l’addestramento militare non siano in effetti controproducenti? Potremmo forse guardare gli esempi delle altre polizie mondiali, soffermandoci su quelle poco armate? Troppa fatica.

Piuttosto, follow the money, e se sei nero sappi che hai una probabilità sette volte più alta dei bianchi di esser vittima della violenza dei poliziotti.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop