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Glaucoma ed intelligenza artificiale

Glaucoma è una gran brutta parola: indica un gruppo di malattie, di cui non esiste cura, che partono dal calo della vista fino alla cecità completa. Questo disturbo colpisce circa 80 milioni di persone l’anno e porta alla perdita della vista danneggiando il nervo ottico attraverso un’evoluzione che per ora non riusciamo a fermare. L’incidenza è in forte crescita, per cui si prevede di arrivare a 110 milioni tra qualche anno: le ore spese al computer, o peggio sullo schermo del cellulare, sono un... 

... fattore di rischio e di peggioramento di questa malattia che sembra insorgere quando la pressione dell’occhio sale.

Tra i diversi problemi del glaucoma, la diagnosi è particolarmente fastidiosa: il paziente deve stare immobile per almeno dieci minuti, in cui si misura la pressione interna dell’occhio (tonometria), colore e forma del nervo ottico, visione periferica e lo spessore della cornea. Come per molte patologie evolutive, più che diagnosticare un glaucoma conclamato interessa monitorare lo stato di salute degli occhi di quei pazienti che mostrano fattori di rischio, magari famigliarità, e potrebbero quindi andare incontro a questa malattia. Da qui si capisce l’importanza di dare strumenti che il paziente possa usare a casa, in modo autonomo, e specialmente non fastidioso come quello medico descritto sopra.

Come i pazienti diabetici hanno sensori impiantanti nella pelle che misurano di continuo l’andamento della glicemia senza dover andare dal dottore, così serve qualcosa per chi sia a rischio o già abbia il glaucoma. Lo smartphone in questo caso torna molto utile, perché le telecamere hanno ormai raggiunto qualità di ripresa e di gestione della luce elevate. È quindi fattibile usare il proprio cellulare per fotografarsi gli occhi. In un recente articolo IEEE (qui) leggiamo di un importante innovazione nella diagnosi del glaucoma. Dalla fotografia dell’occhio, e specialmente dalla misura della risposta alla luce per soli dieci secondi, questa nuova soluzione di intelligenza artificiale da’ un’indicazione affidabile dello stato dell’occhio, sia per chi è a rischio sia per chi sia già ammalato.

Questa è un’ottima notizia, perché la persona può immediatamente rivedere le proprie abitudini alimentari e di uso degli schermi per ridurre la pressione interna all’occhio, e da li quantomeno ritardare l’insorgere o il peggioramento della patologia. Questo studio mette in evidenza la diversa risposta alla luce che da’ un occhio con glaucoma rispetto ad uno sano. Seppur effettuato su soli 37 partecipanti tra malati e sani, per cui altri studi dovranno seguire per tenere in debito conto altre differenze nel campione di popolazione, abbiamo un importante indicazione che un sistema di intelligenza artificiale riesce a distinguere le immagini caratteristiche del glaucoma.

Il riconoscimento delle immagini è un campo di forte sviluppo dell’intelligenza artificiale, e normalmente la quantità di dati necessari per classificare e capire cos’ha visto il computer è proibitivo. Abbiamo già parlato di come servano almeno 200.000 foto di nei per insegnare ad un robot a suggerire quale sia benigno e quale no, già vista la difficoltà nel distinguere tra una bottiglia di vino ed un'altra, ma in alcuni casi, quando le variabili sono poche e controllabili, i risultati sono affidabili anche con una quantità contenuta di dati raccolti. Per chi volesse approfondire, un bel sito qui, per tutti la raccomandazione di non spendere troppe ore allo schermo, specie se miopi e con altri fattori di rischio per la pressione alta. E’ sabato, facciamoci una bella passeggiata.


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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro